Noi bolognesi abbiamo avuto la fortuna di avere grandi sindaci. Persone che non solo hanno realizzato opere e preso decisioni determinanti per il presente ed il futuro della nostra città, ma uomini dei quali andare orgogliosi, per levatura morale, determinazione, passione e competenza. Uno di questi sindaci era Guido Fanti, che prese le redini della città nel 66, quando Dozza si dimise per ragioni di salute e restò in carica fino al 70. Quell’anno fu eletto primo presidente della Regione Emilia-Romagna.
Purtroppo Fanti se ne è andato qualche
settimana fa. Ma come tutti i grandi uomini, ha lasciato un’impronta indelebile
nella nostra storia. Perché la sua caratteristica principale era saper vedere
lontano, immaginare la Bologna del futuro. E la città di adesso riflette ancora
alcune sue scelte.
Pensate a quegli anni, al boom
economico, alla grande ripresa. Dopo la guerra e la distruzione, era il momento
di costruire, investire, progettare. Scegliendo con attenzione quali provvedimenti
assumere.
Come prima cosa, Fanti decise di tutelare
la città antica di Bologna e la conservazione del centro storico, per
valorizzarlo dal punto di vista patrimoniale e turistico. Ma Bologna non era
solo quella chiusa dentro le mura, quindi il sindaco decise di attuare il decentramento
e, grazie anche alla spinta data alla partecipazione di tutti i cittadini,
nacquero i quartieri. Fanti non si limitò ad immaginare la parte “bassa” della
città, ma si preoccupò anche della parte alta, con un piano di salvaguardia
della collina ed il riconoscimento del suo valore naturale e paesaggistico per
la collettività. Infine, la sua giunta si concentrò sull’espansione a nord
della città, con il “Fiera District” e le torri di Kenzo Tange. Le quattro
torri, pensate anche come insediamento universitario, dovevano risolvere il
problema degli studenti il cui numero era destinato a crescere negli anni a
venire.
Questo è ciò che deve fare un
sindaco: risolvere le problematiche quotidiane e saper guardare lontano, per
progettare il futuro. Per farlo, bisogna ascoltare i cittadini, conoscere la
città, avere passione e determinazione. Qualità che Fanti ha avuto fino alla
fine. Certo, bisogna dire che in quegli anni c'erano risorse che oggi non ci
sono. E allora i bilanci venivano ripianati a livello nazionale. Ma la
differenza, importantissima, è che qui si è speso bene.