“Pronto… c’è una certa Giuliana per te” è il titolo di un film degli anni ’70, una bella storia ben recitata con un commento musicale adeguato, anche se con un titolo che c’entra poco. In quegli anni il telefono non era privilegio di tutti, per molti il duplex impediva l’uso continuativo, le cabine erano diffuse e frequentate. Intercettazioni telefoniche?
Scarse e non di moda. Dagli anni ’90 con l’ingresso prepotente dei cellulari tutto è cambiato: siamo raggiungibili e possiamo raggiungere tutti, e parliamo parliamo. Il “caso” di questi giorni che fa seguito ai tanti precedenti degli ultimi mesi mi ha portato ad una riflessione su questo strumento straordinariamente utile, ma altrettanto preoccupante. Non penso alle ripercussioni sul mio partito, in transito verso un altro, di trascrizioni, in parte già note, che sottolineano l’interesse di esponenti politici ad una vicenda economica di grande rilievo. Stiamo vivendo uno strano periodo che definire preoccupante è poco. La stampa, in affanno sulle vendite, si butta a capofitto sul gossip o presunto tale individuando un’unica entità responsabile di tutti i guai: la politica. Escono sondaggi che trent’anni fa avrebbero preoccupato tutti per la tenuta democratica del Paese: la fiducia del 90% degli italiani riposta nei carabinieri e più in generale nelle forze dell’ordine, poi a seguire la magistratura, poi tutti gli altri, in coda il sistema politico con uno striminzito 10%. Non sono portato a pensare che ci sia un complotto in atto ma non si può non vedere che c'e' una costante azione che punta a destabilizzare la politica delegittimando i partiti e anche i singoli. Un venticello continuo e sottile che si insinua nei gangli della società, che trova terreno fertile in una oggettiva fragilità governativa ed una altrettanto inaffidabile azione delle forze di opposizione. E’ una situazione che mi disturba profondamente, al punto che anche “l’attenzione” alla sicurezza personale in una città come Bologna che sente riecheggiare i suoni del terrorismo, è vissuta come violazione della esigenza di essere cittadini liberi, anche se impegnati in ruoli istituzionali. Mi interessa, insomma, la quotidianità che tocca tutti i cittadini.
Ma non voglio evitare il merito delle ultime vicende nelle quali trovo più ingenuità che dolo. Quando la magistratura non rileva nulla di penale, la pubblicazione dei testi diventa invasione della sfera personale e inviterei tutti i protagonisti a fare un esame attento e lucido degli effetti provocati dall’ennesima uscita scandalistica scollegata dai veri problemi del nostro sofferente Paese.
Bologna, 14 giugno 2007 Maurizio Cevenini