Il mio discorso in Piazza Maggiore
Data: Sabato, 14 maggio alle 10:57:57
Argomento: Tribuna


Questa è l’immagine più bella che Bologna ci possa dare: una piazza piena di persone. Non importa se qui ci siamo nati o arrivati dopo, per studio o per lavoro. Non importa se ci stiamo muovendo i primi passi o se abbiamo combattuto per liberarla. Su questo crescentone c’è un popolo, un popolo che ama Bologna, con orgoglio. Non  lasciamo a nessuno la nostra tradizione il legame profondo con la nostra terra.


Sia chiaro: tutti, nessuno escluso. Perché la bolognesità, a cui tengo profondamente, in realtà è questo: solidarietà, inclusione, rispetto. Bolognesità è la gioia di stare insieme. Da qui dobbiamo partire per costruire la città che vogliamo. Per una Bologna ancora più bella da vivere. Qualcuno, in questa campagna elettorale, ha usato la bolognesità per dividere, escludere, identificare come cittadino di serie B chi non è nato sotto le Due Torri. Doveva venire persino Tremonti per collegare Merola a Napoli…. speravo di sentire una lezione di economia, io che sono un ragazzo di campagna come si dice nei salotti bene. Non è andata così pazienza ce ne faremo una ragione.
Beh, Bologna non esclude nessuno, e anche questo popolo che ho qui davanti non lo farà mai, perché NOI siamo uniti. Noi giochiamo tutti nella stessa squadra, e ora più che mai dobbiamo dire: Forza Bologna! Che non è uno slogan sportivo è legame profondo con la nostra città.

Sappiamo tutti e lo sappiamo troppo bene: i prossimi anni saranno difficilissimi ma cruciali. La mannaia indiscriminata del governo sta mettendo in ginocchio gli enti locali. Anche quelli delle valli lombarde, tanto per intenderci. E anche Bologna, città da sempre all’avanguardia - pensate al tempo pieno e agli asili nido, sono tutte nostre conquiste, non dimentichiamocelo mai - rischia di risentirne pesantemente.
Ce lo ha detto anche il commissario, Anna Maria Cancellieri, che ringrazio da questo palco per il lavoro svolto, e che si è ritrovata a fare i conti con un buco da 50 milioni di euro.
Mi fa sorridere, diciamo così, assistere al teatrino della Lega nord, che qui si pone come il partito di lotta, contro i presunti dinosauri della politica. Da quel che mi risulta, il responsabile di questi tagli è chi ci governa e mi risulta, e risulta anche a voi, che la Lega, a Roma, sia al governo. Questi tagli sono un macigno, un macigno contro i nostri giovani, costretti in un precariato che non permette progetti, un macigno contro le donne, che rischiano con questi tagli di dover rinunciare al loro lavoro e alla loro indipendenza.

La Lega e il Pdl sono responsabili di questa situazione. È surreale ascoltare il candidato Manes Bernardini mentre dice che Bologna fa schifo. E questa è la differenza tra noi e loro. Chi tra voi avrebbe detto una frase del genere? Quale bolognese veramente innamorato di questa città mai la pronuncerebbe? Nessuno, ne sono certo. Io non sarei in grado di dire Milano fa schifo, Roma fa schifo o peggio ancora l’Italia fa schifo, solo perché al governo siede un nostro avversario. Loro invece sì e se ci pensate è assai buffo e triste: prima ci tagliano le risorse, poi ci insultano.
Bologna è invece una città bellissima e insieme possiamo solo migliorarla. Si sta svegliando da un lungo sonno, durato 15 mesi di commissariamento. Ora tocca a noi darle il buongiorno con umiltà, consapevoli dei nostri errori e con grande senso di responsabilità.

Con le poche risorse dovremo stringere la cinghia. Ci serve un sindaco preparato, persone che sappiano amministrare bene. E poi ci vuole passione, amore per Bologna e tante tante buone idee. Questo è ciò che ci serve, queste sono le caratteristiche di Virginio Merola.
 
C’è poi un altro passo determinante che dobbiamo fare: diventare una città Metropolitana. Quanti di noi si sono trasferiti a Casalecchio o a San Lazzaro, io ne sono un esempio. E’ tempo di allargare le mura della nostra città, di includere tutti, perché la Bologna dei 900 mila abitanti sarà più forte, più strategica di quella dei 350 mila cittadini. E con Bologna città Metropolitana potremo investire meglio le risorse, potenziando i servizi. Perché una città sana è una città che offre servizi ai suoi cittadini: sanitari, sociali, culturali, sportivi. E con l’asse con Firenze a due passi, con la sfida dell’expo di Milano la nostra Bologna grande sarà più autorevole. E’ questo che i cittadini ci chiedono: maggior efficienza, accorciare le distanze con le istituzioni, avere luoghi di aggregazione; più in generale trovare le risposte ai loro bisogni.

Nessuno meglio di noi lo sa. E mi permetto di dire: nessuno meglio di me. Perché il Partito democratico, e Virginio Merola in particolare, hanno seguito il mio consiglio: fare una campagna elettorale in mezzo alla gente.
Vedete stringere le mani, ascoltare, trovare risposte, sorridere, emozionarsi: anche questo è fare politica. Il segretario provinciale del Partito democratico, Raffaele Donini, ha trovato un’espressione per definirla: connessione sentimentale. Io ci credo, la metto in pratica da sempre, è forse la parte più gratificante del mio lavoro.
E non si tratta di personalizzazione della politica, ma di umanizzazione.
Dobbiamo saper fare di conto, dobbiamo saper amministrare la cosa pubblica ma dobbiamo anche saper toccare i cuori di chi crede nelle nostre idee, di chi ci offre idee. Non dimentichiamocelo mai.
Sono ottimista e lo sono anche sul futuro di questa città. Perché ogni giorno vi guardo negli occhi e penso: finché Bologna avrà questi cittadini, possiamo permetterci un’altra buona stagione.
Alle volte noi non siamo stati all’altezza del compito che ci avete consegnato, ma quando abbiamo sbagliato abbiamo subito ammesso e pagato i nostri errori. Nessuno, dall’altra parte del campo in Italia, ha fatto lo stesso. Quindi lezioni da loro noi non le prendiamo.
Noi siamo il futuro perché abbiamo una storia alle spalle, fatta di madri, di padri e di figli. La mia storia si chiama Italo, mio padre, il barbiere di via San Mamolo e mia madre Giuseppina la sarta. E mia figlia FEDERICA che, nonostante tutto, mi ha sostenuto tutti questi anni in tante campagne elettorali. E’ qui anche stasera e mi ha perdonato anche questa. Quello che sono è anche per loro.
La nostra storia comune si chiama Dozza, Fanti, Zangheri, Imbeni, solo per citarne alcuni. Noi veniamo da lì, non capita a tutti sapete. Quello che siamo è grazie a loro, quello che saremo sarà anche per loro.

Negli ultimi tempi ho accumulato molte emozioni. Una sicuramente è quella di stare su questo palco, oggi, con voi: con i miei amici, con i miei compagni di sempre. E con il Pd, il mio partito. Che voglio forte e unito a Bologna e nel Paese, perno di un’alleanza credibile di governo. Poi ripenso al 9 ottobre: quel giorno, su questa piazza, mi sono candidato a sindaco. La mia corsa si è interrotta bruscamente e il sogno della mia vita si è infranto. Fare il sindaco della propria città è un lavoro bellissimo, un sogno per l’appunto. E lo sa bene Virginio. Io ho fatto una scelta dolorosa ma guidata dal senso di responsabilità. Se per una qualunque ragione non avessi potuto portare a termine il mio mandato da sindaco, saremmo tornati al voto. Non ce lo potevamo permettere. Mi sono ritirato ma ho deciso di non stare alla finestra gurdando da lì il corteo che passa, non ho seguito il consiglio di qualche amico disinteressato. Ho scelto di scendere in piazza, insieme a voi. E quando il Partito democratico mi ha chiesto di fare il capolista appoggiando Virginio, ho accettato. In questa campagna elettorale ho visto tante persone impegnarsi tra i banchetti, organizzando incontri, cene e dibattiti. Tutti insieme legati da un filo rosso: l’unità. Grazie a voi di cuore. Dobbiamo stare uniti perché solo così potremo percorrere assieme la strada dove deve camminare il Partito Democratico. Da parte mia, l’ho detto quando mi sono ritirato e lo ripeto oggi, davanti a voi, sosterrò il partito e il suo segretario, ora più che mai. A loro va il mio affetto, la stima, la gratitudine per come mi sono stati vicini. Qualche mese fa dissi anche che non avrei mai abbandonato la politica perché, quando ti entra nelle vene, non ti lascia mai. Perché, qualunque cosa succeda, Bologna nel cuore rimane sempre. E anche questa volta, quindi, vale una frase ormai di rito: il Cev, anche se un po’ provato, continua ad esserci.

Concludo citando Enrico Berlinguer: Compagni, proseguite il vostro lavoro... casa per casa... strada per strada.... Ai giornalisti e ai tanti che mi chiedono, primo turno o ballottaggio,  rispondo: giochiamo la partita fino alla fine, lasciamo agli osservatori ai dispensatori di saggezza le scommesse. Noi siamo in campo a giocarcela fino all’ultimo minuto, per convincere anche l’ultimo indeciso, per strappare anche l’ultima preferenza al campo avverso. Perché spetta a tutti noi scegliere chi amministrerà la nostra città per i prossimi 5 anni. Anni cruciali per lo sviluppo di Bologna, sotto tutti i punti di vista: la mobilità, il piano energetico, l’istruzione e la formazione, il lavoro. Sono certo che Virginio Merola sarà un bravo sindaco e che Bologna vivrà una nuova buona stagione.

Andiamo a votare il 15 e 16 maggio, per dimostrare che Bologna, la nostra Bologna, c’è.






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