Carlo Galli ha raccolto dai presidenti dei Forum del PD tre domande per i candidati alle Primarie. Ecco come ha risposto Maurizio Cevenini...
Quali sono le sue idee sulle mobilità e sulla quantità urbana
(politiche abitative, sostenibilità, qualità della vita) nella nostra
città?
Siamo la città con il più basso tasso di pioggia in testa
pro-capite. Decine di km di portici sono un esempio di mobilità speciale, ne
serve di altrettanto speciale. Mobilità diverse per divertirsi, lavorare o
semplicemente passeggiare. Primo, i servizi che non si raggiungono facilmente a
piedi o in bici sono già compromessi nella loro efficienza. Secondo, un
trasporto metropolitano vasto, duttile e rapido, realizzato nel tempo in cui
mediamente uno decide di cambiare o meno auto. Terzo, liberare dalla congestione
è liberare la mente. Meno tempo per spostarsi vuol dire più tempo libero. La
mobilità urbana è rivoluzionaria quando diventa qualità urbana: la città va
ricongiunta a se stessa non separata da se stessa. Poi: ammodernare e diffondere
nuovi impianti sportivi. Fare sport è il modo più bello per cementare le
amicizie e la coesione sociale. Infine la casa: edilizia pubblica di qualità.
Tempi certi di consegna alle famiglie. Non un giorno vuoto di lavoro e prezzi
equi.
A fronte di un cambiamento della struttura sociale e delle
trasformazioni socio economiche e culturali nella nostra città si pone secondo
lei un problema specifico di sicurezza? Se sì, quali interventi sono
indispensabili per ridurre l’insicurezza e per rilanciare la coesione e i legami
sociali?
Quello che ho detto sopra significa che non si fa il
sindaco con in testa il proprio mandato politico di 5 anni, ma con in testa il
proprio mandato terreno.
Io voglio lavorare per avere insieme risultati
certi, sia a breve che a lungo termine.
Poi la sicurezza: dove c’è buio e
deserto c’è inquietudine e disagio. La sicurezza è primo di tutto luce,
vitalità, partecipazione di tutti al luogo comune dove si vive. Insicurezza è un
anziano solo in un condominio di anonimi. Insicurezza è poco tempo per gli altri
e poco tempo per se stessi, è quella sindrome che vede in un povero un nemico,
in un immigrato una minaccia. Una volta il povero era Cristo, oggi è un demonio?
Io voglio assolutamente risolvere l’insicurezza lavorando affinché si smetta con
le “guerre fratricide” tra cittadini, con l’astio e l’insofferenza. In una
parola: essere un sindaco nemico giurato della solitudine.
Come pensa di affrontare il tema della partecipazione dei
cittadini alla vita delle istituzioni comunali? Come pensa di ascoltare e di
coinvolgere concretamente i cittadini di Bologna nelle decisioni che assumerà
sui temi centrali di sviluppo della città?
Non credo di aver sposato
per piacere e passione migliaia di coppie per poi non avere un’idea sulla
partecipazione. La metterò così: la partecipazione è tifo sportivo, unione di
due persone, balotta tra amici, donne che fanno lo shopping, generazioni diverse
che si parlano, idee di una classe di studenti e del loro prof, etc, etc.
La
partecipazione è prima di tutto liberatoria, è soddisfazione, gran divertimento,
e questo molto prima di essere un obbligo, un dovere, un diritto. Quindi, quando
i cittadini scelgono uno di loro, sentono che può essere un buon sindaco, e un
giorno costui non mantiene il feeling, allora è giusto che i cittadini vogliano
vedere le carte e rimboccarsi le maniche. Viceversa la partecipazione non è un
favore che viene fatto, è come un giornale ogni giorno in edicola dove si legge
cosa i cittadini pensano della loro vita in città, è un direttore ed una
redazione che risponde puntualmente. Niente roba difficile da capire: linguaggio
semplice e chiaro.