Un ricordo vivo
Data: Mercoledì, 22 novembre alle 18:58:48
Argomento: Tribuna


La scorsa settimana l’Università e il comune di Modena hanno inaugurato la nuova sede del Centro Studi Internazionali e Comparati "Marco Biagi", fondato dal Professor Marco Biagi nel 1990 e attualmente diretto dal Professor Michele Tiraboschi suo discepolo.

La ripresa del processo contro gli assassini del professore e la coincidenza di questo importante appuntamento mi portano ad alcune considerazione che cerco di fare in punta di piedi e con il rispetto che si deve ad una persona straordinaria. Confesso di aver vissuto con qualche imbarazzo il momento della celebrazione, ascoltando le parole sincere e toccanti di chi ne ha ricordato la memoria, il lavoro, l’attualità del messaggio: su tutto la lettura della lettera della moglie Marina ha reso evidente il legame forte di condivisione nel ricordo delle ultime ore e dell’impegno successivo. Marco Biagi apparteneva alla scuola bolognese di diritto del lavoro, identificata soprattutto in Tito Carnacini e Federico Mancini; aveva studiato e percorso tutto il cammino professionale fino alla cattedra presso la facoltà di Economia e Commercio di Modena. Da bolognese mi sono sentito ospite e mi sono interrogato su quanto di più Bologna avrebbe potuto fare nei confronti del suo cittadino illustre. Come ho avuto occasione di dire nelle due occasioni ufficiali durante le quali ne ho ricordato la memoria, ho richiamato i miei incontri professionali con Marco Biagi tacendo, in quelle occasioni, la mia profonda ignoranza su quanto quest’uomo stesse facendo al servizio dello Stato. Lo sto scoprendo in questi anni dalle parole, dall’immenso lavoro messo a disposizione e cresce la rabbia per l’isolamento, la sottovalutazione che hanno accompagnato questo lavoro. Non ho le competenze ma soprattutto la presunzione per valutare quanto del suo impegno sia contenuto nella legge che forse impropriamente prende il suo nome, ma ho la certezze che stesse lavorando sul cuore del problema. La rottura profonda dei vecchi schemi previsti dai contratti di lavoro, sostituita della crescita imponente di nuove generazioni in movimento, costrette o disponibili a navigare in mare aperto. Collocare Marco Biagi e Massimo D'Antona con i parametri della distinzione politica è estremamente difficile e contraddittorio, profondamente sbagliato nei confronti dei familiari. La scheggia residua delle Brigate Rosse ha voluto colpire i segnali di rinnovamento profondo dello Stato contenuto nei loro messaggi. Le istituzioni, il mondo della scuola e del lavoro hanno l’impegno morale e sostanziale di tenerne vivo il ricordo.

Maurizio Cevenini







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