Rubrica Bologna calcio
Con piacere inizio, con questo numero, la mia collaborazione con la rivista; sarà un parere in mezzo ad altri guidato dal grande amore che mi lega ai colori rossoblu.
Ritengo opportuno partire dalle conseguenze del provvedimento dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive dello scorso marzo, ormai noto per il “rigoroso” divieto d’introduzione negli stadi di qualunque strumento del tifo organizzato, comprese maglie e sciarpe di gruppi ultras, salvo deroghe previste per coloro che, di volta in volta, faranno espressa richiesta almeno sette giorni alle società che le trasmetteranno alle Questure. Il provvedimento è l’ultimo anello della catena di azioni atte a prevenire la violenza negli stadi in conseguenza del tragico evento di Catania. Come spesso accade, il rigore porta ad una sorta di accanimento nelle azioni, sproporzionato rispetto all’obiettivo che si vuole perseguire. Ho avuto occasione di parlare con tanti ragazzi della curva, ma anche con tifosi di altri settori, che mi hanno manifestato il profondo disagio nel dover abbandonare oggetti e simboli che per anni hanno rappresentato il legame indissolubile tra la propria squadra e la presenza allo stadio. Le sciarpe in particolare, oggetto innocuo, che riempie di colore lo stadio non può cadere nei cestoni di raccolta della burocrazia! Naturalmente ho parlato anche con diversi funzionari di polizia, non solo bolognesi, e capisco il loro profondo disagio davanti alla contraddizione tra buon senso e norme scritte. Hanno le mani legate fino a quando un provvedimento governativo non escluda esplicitamente striscioni e simboli non offensivi dalla norma in questione. I gruppi ultrà bolognesi si sono rivolti al Ministro Melandri che è parsa disponibile ad ammorbidire il provvedimento anche perché tamburi, megafoni e soprattutto sciarpe e striscioni non hanno mai fatto male a nessuno. Il 19 dicembre dello scorso anno in occasione di un indimenticabile, per tanti motivi, Bologna Juve ho partecipato alla manifestazione di protesta organizzata dai gruppi del tifo organizzato contro il marcio affiorato nel mondo del calcio. Una manifestazione colorata e pacifica culminata in un simbolico sciopero del tifo; in quella occasione mi ero presentato con il mio anonimo cappottino ed un leader (non faccio il suo nome perché non ama essere definito così) mi ha consegnato la sua sciarpa di lana con il simbolo del gruppo di appartenenza. L’ho usata tutto inverno e ai primi freddi la riporterò per ora “nascosta” sotto il cappottino nella speranza che arrivi presto la possibilità di sventolarla liberamente. Viva la curva rossoblu!