Maurizio Cevenini - Il prezzo della libertà
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  Tribuna: Il prezzo della libertà
Postato il Mercoledì, 21 marzo alle 18:02:02 di
 
 
  Tribuna A volte un’immagine di gioia resta indelebile nel tempo racchiudendo in sé la sintesi di una storia lunga fatta di attese, di speranze di difficoltà. Le braccia al cielo in segno di vittoria di Daniele Mastrogiacomo hanno unito gli italiani nell’esultanza per la conclusione positiva del sequestro del nostro connazionale. Particolarmente toccanti sono state le parole di ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati per la sua liberazione a partire da Gino Strada per arrivare al Governo.

Nelle ore successive attraverso il suo racconto si è potuto apprendere, più nel dettaglio, lo sviluppo degli eventi che hanno portato alla sua cattura, alla detenzione e alla successiva liberazione. Dal racconto, inframmezzato da commenti giornalistici, si comprende quanto sia faticoso e soprattutto pericoloso il mestiere dell’inviato sui terreni di guerra, se l’unica colpa di Mastrogiacomo è stata quella di essere entrato in terreno talebano controllato dal Mullah Dadullah. Il nostro presidente del consiglio ha parlato di gioco di squadra tra l’unità di crisi, l’ambasciata di Kabul ed Emergency ma giustamente ha ricordato che nell’episodio è morto l’autista e forse altre due persone sono in pericolo. Il Governo afghano ha assicurato piena collaborazione in tutto il periodo che ha condotto alla liberazione dell'ostaggio. Il Governo ha anche chiesto la collaborazione dei governi della coalizione internazionale in Afghanistan ed in particolare di quello degli Stati Uniti e di quello inglese, disponendo quest'ultimo di truppe attive nell'area. Sono state evitate azioni di forza, avendo come priorità la tutela dell'incolumità degli ostaggi. In quest’atteggiamento si vede assoluta continuità con il governo precedente in occasione della liberazione della Sgrena e delle due ragazze di nome Simona, con la rilevante differenza del mancato coordinamento che ha portato alla tragica morte di Calipari. Le polemiche dell’opposizione sono ridicole quando vogliono pesare il costo più o meno alto d’ogni singola operazione. E’ un dato oggettivo che in tutti i casi si è trattato. Voglio partire da qui, proprio perché mi sono trovato molte richieste sul mio sito, per affrontare il tema delicato delle trattative. Trent’anni fa, il maledetto ’77, segnò l’inizio degli anni di piombo che culminò, il massimo dell’attacco allo Stato, con il sequestro e la barbara uccisione degli uomini della scorta e di Aldo Moro. Da allora, senza alcuna eccezione, lo Stato italiano non ha mai aperto trattative con terroristi o sequestratori in genere. Ho conosciuto per motivi di lavoro tanti amici di Aldo Moro che si adoperarono per la trattativa, che ancora oggi si rivolgono al “partito della fermezza” al quale m’iscrissi dal primo per accusarci di cinismo politico. Ora, con la gioia del padre che vede Mastrogiacomo riabbracciare la figlia, mi chiedo se sia giusta questa doppia linea di comportamento da parte del nostro Governo. Se è vero che terroristi liberati, in queste ore stanno progettando nuovi attentati un velo d’amarezza deve offuscare le nostre certezze.

Bologna, 2i marzo 2007

 

Ps: in queste ore ho avuto notizia delle minacce brigatiste ad Alessandra Servitori che da anni mi accompagna in questa pagina. Anche attraverso il giornale desidero esprimerle la mia solidarietà ed amicizia come ho fatto nei giorni scorsi a nome dell’intero consiglio provinciale che rappresento.

 
 
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