Maurizio Cevenini - STRABOLOGNA 2011
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  Tribuna: STRABOLOGNA 2011
Postato il Mercoledì, 06 aprile alle 19:38:44 di
 
 
  Tribuna
Una città incredibile, sotto un cielo meraviglioso, si è data appuntamento la scorsa settimana in piazza Maggiore. Migliaia di persone hanno indossato scarpette e pantaloncini per scoprire, ancora una volta, le viuzze del centro storico, i vicoletti nascosti. Di corsa o a passeggio i partecipanti hanno riempito l’asfalto di colori ed entusiasmo, mentre per un giorno le auto e i motorini sono rimasti fermi. La cosa che mi ha più colpito è stata la gioia contagiosa di tutti i corridori nello stare insieme, in gruppo, uniti sotto le Due Torri. Tutto questo è la Strabologna, la manifestazione organizzata dalla Uisp che quest’anno ha raggiunto un record: 12 mila presenze.


Io ho aperto le danze, tagliando il nastro di partenza (purtroppo ancora non posso correre, per motivi di salute). E davanti ai miei occhi ho visto sfilare papà in tuta con i figli nel passeggino, coppie di anziani che sono partite tenendosi per mano, intere famiglie riunite per questa lunga passeggiata assolutamente non competitiva, ragazzi e ragazze di tutte le età e le origini. E ho pensato che è proprio questo che vorrei: una StraBologna, di nome e di fatto. Una città bellissima dove la parola “inclusione” non resti nel vocabolario ma diventi azione quotidiana, dove ognuno possa continuare a sognare e a sperare, dove il futuro non faccia paura, perché stare insieme aiuta a superare ogni difficoltà. Una città in cui chi tende la mano trova qualcuno che la raccoglie e la stringe, e chi parla viene ascoltato. Una Bologna in cui i rapporti umani, le relazioni, siano al centro. Io la chiamo connessione sentimentale.
La nostra città si sta svegliando da un lungo sonno e tocca a noi suonare la sveglia e darle il buongiorno. Spetta a noi tutti progettare il suo futuro. Per costruire la città che vogliamo, dobbiamo unirci, ora più che mai. Dobbiamo darci appuntamento ai nastri di partenza e camminare insieme, ognuno con il suo ritmo. Solo così potremo ascoltare le nostre reciproche esigenze, stringerci la mano – e, ahimé, la cinghia, visti i tagli che il governo impone a noi tutti – riempire quella connessione di cui parlavo prima di volti e voci.
Diamoci da fare e mettiamoci il cuore. Non bisogna mai avere paura: la nostra StraBologna, quella che vorremmo, c’è.

Maurizio Cevenini

 
 
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