Addio Barone. Addio compagno di tante avventure, di tante battaglie combattute insieme nel nome dell’amore per Bologna, della giustizia sociale e del disinteresse personale. Oggi, quando la politica spesso dà il peggio di se, del proprio cinismo, ricordare Franco Pirani, l’indimenticabile Franco che ci ha lasciato troppo presto, è anche tessere l’elogio della buona politica, di quella pulita che mette al centro le persone.

 Franco Pirani era tutto questo. Io amavo chiamarlo “Barone”, in onore delle frequenti citazioni del Barone von Clawstiz, grande stratega di battaglie. Solo che quelle di Franco non portavano né morti, né feriti. Ma solo delle grandi scariche di adrenalina, quella soddisfazione di essere sempre in campo, sempre lì fino all’ultimo minuto per un obiettivo, per la passione di essere in mezzo alle persone e per le persone. Consigliere e assessore provinciale presidente atc per sei anni in quegli indimenticabili anni’70-’80, Pirani per me è stato un esempio. Erano gli anni di Renato Zangheri e del Pci di Berlinguer, di una generazione di politici e amministratori che sapeva dare risposte alle persone. Lo faceva perché in primo luogo sapeva ascoltare. In politica come alla guida dell’Atc, Pirani è stato un galantuomo, un uomo forse di altri tempi, ma che non voleva mai cedere alle mode deteriori del presente. Sapeva gestire la cosa pubblica con il candore di chi profuma di pulito. Sapeva essere sempre disponibile quando ne avevi bisogno. L'ho incontrato negli anni della mia esperienza in consiglio provinciale e l'ho avuto al fianco, disinteressato consigliere, collaboratore, amico negli ultimi due anni di ininterrotte campagne elettorali. Un ricordo indimenticabile degli appuntamenti non dati nel cortile di palazzo d'Accursio; prima dei matrimoni si stagliava la sua figura esile ma forte in tenuta da ciclista, la sua passione, pochi minuti per definire la strategia e via controvento. E, quel che più conta, lo ha sempre fatto in modo disinteressato, senza chiedere niente né per se, né per i propri cari. Era questa la sua marcia in più: dare tanto agli altri in cambio di nulla per se. Mi mancheranno i suoi consigli, i suoi sogni e se torneremo in quel teatro, cara Vanna, caro Spartaco risentiremo quella frase: “il barone saluta e ringrazia”.