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Stiamo recuperando, così alla rinfusa, vecchi articoli....
Cevenini doppia De Maria Non farò ombra a Delbono
Repubblica — 10 giugno 2009 pagina 5 sezione: BOLOGNA
SILVIA BIGNAMI MAURIZIO Cevenini doppia Andrea De Maria. Il "sindaco dello stadio" incassa 4.054 preferenze, il doppio delle 2.192 del segretario del Pd, e svetta in cima all' indice di gradimento dei consiglieri nonostante la massa di circoli schierata d' ufficio per il numero uno di via Rivani. Roba che nel vecchio Pci non si sarebbe mai vista, e che avrebbe spinto il new leader ad aspirare alla successione di De Maria. Ma il "Cev" non ci pensa: «Io segretario? Andrei al Dall' Ara invece che ai congressi». Piuttosto si mette a disposizione di Delbono, pensando sempre alla carica di vicesindaco, consapevole che il Pd un «debito di gratitudine» con lui ce l' ha. Eccome. Cevenini va all' incasso: «Sono un valore aggiunto per questo partito». Senza polemiche, sfoggia la tranquillità del vincitore e «il rammarico che non sia bastato a far vincere Delbono subito». Ma la soddisfazione è grande, visto che il successo non era affatto scontato. Lui ora nemmeno lo ammette, ma lo sa. Sa che nella mappa dei circoli Pd lui era stato escluso. Sa che il circolo Colli, quello cui appartiene, era stato assegnato a sorpresa all' assessore Giuseppe Paruolo. Sa che la scelta di candidare Andrea Mingardi, decisa da De Maria, minava il suo "bacino" elettorale e rischiava di scippargli molti voti. Tanto che ora scherza: «Quei 600 voti potevo prenderli io». Forse il segretario temeva di essere oscurato dal popolarissimo Cev? Ieri De Maria non gli ha nemmeno telefonato per complimentarsi delle 4mila preferenze. Ma lui non mette il dito nella piaga: «L' ho chiamato io. E l' ho sentito contento, del resto ha sempre detto, come me, che i nostri voti si sommano. Non ho motivo di pensare che non sia felice». O almeno non si può dire. Del resto, spiega, «io e lui ci accordammo prima della campagna elettorale. La mia missione era conquistare nuovi voti, fuori dal Pd. Per questo ho fondato una associazione, Bologna nel cuore, e ho battuto strade diverse. Anche se, ammetto, qualche volta mi sarebbe piaciuto parlare a un pubblico più tradizionale». Ma il Cev non si è perso d' animo. Ha raccolto voti allo stadio. Ha fatto il pieno di matrimoni, da gran cerimoniere delle nozze in Sala Rossa. Ha mandato in tilt il suo sito su Facebook, perché aveva sfondato quota 4mila amici in meno di un mese. Ha percorso chilometri in Apecar - la stessa che «ora sarà riconvertita con i colori di Delbono» - e ha eluso i divieti del Pd di distribuire santini elettorali al comizio di Franceschini. Ora Cevenini è sempre più proiettato alla poltrona di vicesindaco. La stessa che gli era stata promessa dopo essersi piazzato secondo alle primarie e che l' Idv, se fosse andata oltre il 5%, minacciava di soffiargli. «Saprà decidere Delbono il ruolo migliore per me. Sappia che non gli farò mai ombra e che sono a disposizione. Non sarò una spina nel fianco». Non una parola, dal Cev, nemmeno sulle polemiche degli altri candidati «esclusi» dalla carambola delle preferenze. Tutti arrabbiati con De Maria per come è stata gestita l' assegnazione dei circoli. «Un segretario che arriva secondo deve fare un passo indietro. Nel Pci si sarebbe già dimesso» attacca l' ex consigliere Pd Giuseppe Pinelli, «escluso» dalle preferenze: «Il Pd non mi ha garantito un voto. Se vengo ripescato non vado in consiglio». Fuori anche Livia Zaccagnini, presidente dell' assemblea del Pd, Elisabetta Calari, neoassessore di Cofferati, e, nelle fila di Sinistra per Bologna, Libero Mancuso. Addio anche ai fratelli Salizzoni. Entrambi, Paolo e Giovanni, divisi in lista, uniti a dire addio al consiglio. - SILVIA BIGNAMI
Cevenini non si arrende Aspetto che Flavio mi parli
Repubblica — 27 giugno 2009 pagina 3 sezione: BOLOGNA
NON si arrende. Anzi. Si aspetta una chiacchierata con Flavio Delbono «che finora non c' è stata».E ne approfitta pure per prendere posizione sul congresso nazionale, dove appoggerà Pierluigi Bersani. Maurizio Cevenini si riscopre "dalemiano" e tiene il punto. A modo suo, col sorriso, ma forte di un bottino di 4mila voti in tasca e con la voglia di non finire nell' angolo. «Il Cev non getta la spugna. Mai» assicura mentre la partita del vicesindaco, che pareva vinta in partenza grazie al record di preferenze, gli sfugge di mano. Continua ad aspettare Delbono, il sindaco che vuole decidere da sé chi mettere in squadra, e lo chiama a un colloquio. E' la stessa cosa che chiede anche la sinistra. Sta facendo pressing anche lei? «No, io lascio Delbono libero di respirare,e spero che anche gli altri facciano altrettanto. Solo mi aspetto che faccia con me quella chiacchierata che ci eravamo promessi su tutto l' assetto delle deleghe. Fino ad ora non ne abbiamo parlato». Insomma non getta la spugna sul vicesindaco? «Non si getta mai la spugna. E poi nel pugilato non è il combattente che getta la spugna, ma quelli che stanno fuori dal ring». E se le danno solo la presidenza del consiglio? «Vedremo. Io comunque ho combattuto da soldato semplice sin dall' inizio. Il mio è un percorso al contrario: dopo essere stato in Comune sono stato presidente del consiglio provinciale e ora torno indietro, a Palazzo D' Accursio». Appunto, ora le spetta qualcosa di più. «Mi affido a Delbono per un ruolo significativo. Deciderà lui. Di certo da quando sono a Palazzo ho ricevuto già 60 prenotazioni per i matrimoni. E' una cosa grande, di cui vado fiero e che quasi mi spaventa». Lei ha portato al partito molti voti. Che dice del calo a meno 10% del Pd a Bologna? «Non si può dire che il Pd abbia avuto un trionfo. E' stato un ottimo risultato amministrativo, perché abbiamo eletto sia il sindaco che la presidente della Provincia, ma è stato un risultato difensivo di cui nessuno gioisce appieno. Abbiamo scelto la strategia di raccogliere voti fuori dal Pd e io sono stato forse il più impegnato in questo senso. Sul risultato finale rivendico di aver fatto la mia parte a fianco del Pd. Ora tocca al congresso nazionale deve dare una nuova spinta al partito». Il segretario Pd Andrea De Maria, che lei ha doppiato nelle preferenze, non ha scelto chi appoggerà al congresso tra Dario Franceschini e Pierluigi Bersani. Cevenini che farà? «Io appoggerò Bersani. Non sono mai stato un dalemiano doc. Però Bersani l' ho conosciuto quando era ministro di Prodi, è una persona competente. Il mio pro quota di 4mila voti li cedo a lui, non perché è un ex Ds come me, ma perché ci credo. E poi Franceschini doveva essere solo un traghettatore no?». Non è che si sta posizionando con Bersani per poi candidarsi alla segreteria provinciale, per caso? «Ora faccio parte dell' amministrazione, ma parteciperò attivamente alla campagna congressuale. Il partito ha bisogno di una rivoluzione culturale dove riti e liturgie contino meno. Il voto è una conquista permanente». - (s.b.)
Candidarmi? C' è Cofferati Cevenini, voglia di primarie
Repubblica — 13 agosto 2008 pagina 4 sezione: BOLOGNA
Nell' animo di Maurizio Cevenini combattono l' istinto e la ragione. Il primo gli suggerisce di lanciarsi nell' avventura delle primarie come ha già fatto il suo collega di partito e presidente del quartiere Santo Stefano, Andrea Forlani. La seconda, invece, gli impone di non aggiungere confusione in un Pd sufficientemente confuso di suo. Alla fine vince la «ragion di stato» e il presidente del Consiglio provinciale ricaccia indietro quel «voglino» che confessa di provare per l' agone elettorale al fine di non far ombra a Sergio Cofferati deciso a ricandidarsi. «Il fatto è - sorride Cevenini - che ogni volta che sento parlare di primarie è come se la storia mi ripassasse addosso». Il pensiero corre a dieci anni fa quando proprio Cevenini affrontò le primarie in opposizione a Silvia Bartolini per decidere chi avrebbe sfidato Giorgio Guazzaloca. Esperienza amara per uno che partiva con grande svantaggio e senza il beneficio di un decennio di presenza nelle istituzioni con relativa aureola di notorietà. «Peccato - mormora lui - perché forse~». Forse poteva vincere? «No, per carità!» si schermisce. «è solo una battuta. Che si può fare perché non c' è la riprova». Chissà, magari~ «Beh, considerando che da lì a poche settimane stravincemmo al collegio dodici e prendemmo una valanga di voti in provincia~ Sa quanta gente mi ha poi detto: 'se ci fossi stato tu~' Insomma, il dubbio ti viene». E perché non provare anche questa volta allora? «Perché c' è Sergio» taglia corto il mancato candidato. Ma con Forlani in lizza, il ghiaccio è rotto e tutti possono essere legittimati, no? «Senta - ritorna serio Cevenini - nel partito c' è già molta confusione, più a livello nazionale che locale, ma tant' è. Vuole che se ne metta dell' altra? Abbiamo un sindaco che si ricandida ed è giusto che sia così. Ripeto che non c' è bisogno di mettere bagarre dove ce n' è anche troppa. E poi, se ogni candidatura porta un po' di confusione, la mia porterebbe una grande confusione». Meglio scegliersi un altro destino, quindi. Magari in attesa di primarie migliori? «Sono a disposizione del partito e sarà il partito a decidere come utilizzarmi». - VALERIO VARESI
Cevenini candidato nazional-popolare lancia la sua campagna dal Candilejas
Repubblica — 08 novembre 2008 pagina 9 sezione: BOLOGNA
Maurizio Cevenini, candidato sindaco alle primarie del Pd, lancia la sua campagna elettorale. Il presidente del consiglio provinciale lo ha fatto ieri sera dal Candilejas del Pd, nel suo primo appuntamento pubblico. Una serata a metà tra politica e cabaret, con Cevenini che ha parlato ai suoi sostenitori accompagnato dal sottofondo della chitarra di Eraldo Turra, dei fratelli Ruggeri. E' stato il momento per dare il via anche alla raccolta delle circa 400 firme necessarie a candidarsi. Il più popolare dei candidati alle primarie, recordman dei matrimoni celebrati in Comune, ha poi istruito i suoi sostenitori sulla raccolta delle firme a sostegno della sua campagna. «Il mio obiettivo - ha detto Cevenini - è raccogliere la soglia minima di firme. Non ne raccoglierò di più, non voglio primato».
Cevenini si autocensura per la par condicio Niente più comparsate tv fino alle primarie
Repubblica — 18 ottobre 2008 pagina 9 sezione: BOLOGNA
Maurizio Cevenini si autocensura. Almeno in televisione. «Limiterò le mie presenze nelle trasmissioni tv» annuncia il popolarissimo presidente del consiglio provinciale, novello candidato sindaco alle primarie del Pd. Una sorta di par condicio fai-da-te, «che mi auto-applicherò per correttezza nei confronti degli altri candidati» assicura il recordman dei matrimoni. Niente più apparizioni a "Dolceamaro", il talk show ironico musicale condotto da Gianfranco Kelly insomma. E abolite anche le comparsate durante le tribune calcistiche di "Che calcio vuoi?!". Lo ha chiesto il Pd? «No, assolutamente. E' una decisione che prendo in autonomia, perché non ritengo corretto sfruttare la mia popolarità televisiva». Nessuna auto-limitazione invece per quel che riguarda i matrimoni. «Servirà la par condicio anche per quelli ora» scherzava ieri Andrea Forlani, presidente del Santo Stefano candidato alle primarie insieme al vicepresidente della Regione Flavio Delbono e all' assessore Virginio Merola. Ma il businessman delle nozze celebrate in Comune, Cevenini, glissa e risponde con una battuta: «I matrimoni sono una funzione di servizio che svolgo da sempre. Anche se magari potremmo metterci d' accordo per farli a turno: uno io, uno Delbono, uno Merola, uno Forlani». (s.b.)
Il logo decubertiano di Cevenini Votate chi volete, ma votate
Repubblica — 16 novembre 2008 pagina 5 sezione: BOLOGNA
«Vota chi vuoi, ma vota!». Maurizio Cevenini ha scelto il logo che accompagnerà la sua campagna elettorale per le primarie del Pd a a Palazzo d' Accursio all' insegna del fair play. Tanto da scegliere di non promuoversi nemmeno sulla scheda elettorale. «L' obiettivo della mia candidatura - ha sempre detto il presidente del consiglio provinciale, record man dei matrimoni celebrati in Comune e "sindaco dello stadio" - è solo quella di portare più gente possibile alle urne, sfruttando la mia popolarità. Per il resto, gli altri candidati sono più competenti di me». Un senso perfettamente espresso dal suo logo elettorale, licenziato ieri. Simbolo circolare, con in testa il nome del candidato e la data delle primarie (13 e 14 dicembre) e in basso l' appello: «Vota chi vuoi, ma vota!». Un simbolo che Cevenini ha elaborato per far capire a tutti di correre solo per partecipare. E forse di avere paura di vincere. (s. b.)
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