Tutti gli analisti politici concordano sul fatto che la popolarità del governo, e in particolare del leader è alta e supera nettamente il già lusinghiero risultato elettorale. Ho smesso da tempo di chiedermi il perché delle scelte o non scelte politiche degli italiani si basino sulla razionalità o sull’emotività del momento o su altri motivi.
La saldezza della democrazia cristiana e del partito comunista avevano solide basi religiose ed ideologiche che creavano una ossatura stabile in un sistema assolutamente instabile, i governi duravano un anno e mezzo. Il mix tra tangentopoli e la caduta del muro di Berlino ha spazzato via il collante ideologico e ha visto la maggioranza degli italiani muoversi in una libertà disordinata e sempre più distaccata dal “bene comune”.
il senso civico, l’amore e la cura delle proprie città, che era parte dominante nei militanti dei vecchi partiti, oggi è scomparsa e fa notizia il cittadino che segnala guasti nelle strade.
In questo clima si sono alternati governi senz’”anima” votati ancora massicciamente dai cittadini più per trascinamento che da convinzione e sono convinto che il voto a Berlusconi, come i consensi che crescono attorno a Di Pietro, rappresentino il messaggio antipolitica che campioni del giornalismo e della culturale della sinistra hanno alimentato forse inconsapevolmente.
Non ho altre spiegazioni estive per dare un senso alla reazione sui primi 100 giorni di Berlusconi in parallelo con quelli di Prodi. Il paradosso è che, come per il precedente governo Berlusconi con la crisi del dopo torri, anche l’avvio dell’attuale governo avviene in mezzo ad una congiuntura internazionale delicatissima, forse la peggiore dal dopoguerra, che fa saltare tutti i parametri di stabilità e rende quasi ridicoli i pannicelli della manovra economica. Si aggiunga il dato obiettivo che il massimo sforzo dell’Esecutivo è stato indirizzato allo scudo stellare in difesa del premier, di rete 4,ecc. Per non parlare del capitolo giustizia ed intercettazioni anche se su questo, in clima meno avvelenato andrebbe fatta la prima vera riforma della giustizia in Italia, senza difendere privilegi ma affermando il sacrosanto diritto dei cittadini ad avere risposte certe in tempi rapidi. E’ vero che il governo Prodi è stato attraversato da risse interne alla coalizione dal primo giorno, che sulla comunicazione è stato un disastro, ma tutto questo è poco per spiegare un atteggiamento così diverso degli italiani.
Ne prendo atto e vedremo cosa ci riserverà l’autunno. Forza Italia, ne hai bisogno.
Bologna, 16 luglio 2007 maurizio cevenini
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