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Tribuna: La città delle primarie
Postato il Mercoledì, 09 luglio alle 10:56:58 di |
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Utilizzo questo strumento, in modo un po’ improprio, per rispondere al millesimo (effettivo messaggio numero mille) che mi chiede perché non mi candido alle primarie per fare il sindaco di Bologna.
Il mio sito ha raccolto centinaia di mail di simpatizzanti (è facile tra matrimoni, tifosi del Bologna, delle mie lotterie….), ma il numero mille è stato il mio caro amico Malossi di San Donato, detto “malo” storico magazziniere di un Bologna vincente. A qualcuno, più intimo, ho risposto direttamente per tutti gli altri la risposta definitiva è in queste righe. Ricordo per i più giovani che nel lontano ’99 mi candidai alle primarie e arrivai secondo dietro la Bartolini, davanti a Celli e Paruolo, altri concorrenti. Dopo la sconfitta tanti di coloro che non mi avevano votato, alcuni adulti in lacrime, si rammaricano fermandomi per strada, nelle feste dell’Unità, ovunque. Oggi non siamo in quelle condizioni, abbiamo un sindaco in carica che ha deciso di ricandidarsi, indicando un discrimine per i suoi eventuali competitori, che io condivido, la presentazione di un programma alternativo e diverso dal suo. Non ho un programma alternativo a Cofferati, le scelte dell’amministrazione mi convincono anche se quelle infrastrutturali segnano il passo. Bologna con Prodi e Veltroni ha risposto in massa al richiamo delle primarie, oggi dopo la botta elettorale forse sono meno appetibili e sinceramente ritengo che non possano essere un veicolo per la promozione dei secondi. Per essere ancora più esplicito mi dispiacerebbe vedere chi si candida in alternativa a Cofferati, diventare un suo assessore o parlamentare della Repubblica. Insomma o le primarie sono uno strumento serio o è meglio evitarle, non è scritto da nessuna parte che sono un obbligo. Certo il PD le prevede nei suoi regolamenti, ma credo che la priorità oggi sia quella di dare un contenuto al ruolo del partito schiacciato tra correnti, più o meno mascherate, e le manifestazioni di Di Pietro per le quali mi vergogno un po’. Per carità tutto legittimo, ma quando sul palco si lascia spazio alla volgarità fine a sé stessa perdiamo tutti e non escludo di mandare un messaggio di solidarietà al ministro Carfagna. Tornando alla nostra città e al tema di questo articolo, grazie a tutti ed un appello alla riflessione. Un dirigente del mio partito, parlando di me in una riunione in mia assenza, esprimendo la sua stima nei miei confronti concludeva che non basta essere simpatici, molto presenti ed attivi per governare una città. Lo so ci vuole molto, molto di più.Bologna 8 luglio 2008 Maurizio Cevenini
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