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L’uscita quindicinale impone d’intervenire sull’ultimo risultato casalingo del Bologna e confidando sulla pazienza del lettore torno sul successo con il Lecce. Ovviamente sulla partita si è scritto di tutto e anche in queste pagine si trovano le analisi puntuali di ottimi giornalisti, quindi mi limito ad osservare l’ottima tenuta della squadra sul primo campo veramente pesante della stagione. Ma la notizia di contorno è stato certamente il diluvio che si abbattuto
sul Dall’Ara al calcio d’inizio e nonostante la parziale consolazione, solo per la tribuna coperta di aver evitato la dogana dei tornelli sotto la bufera il sottoscritto è stato investito da sacrosante domande dei tifosi.
Per ovvi motivi di opportunità non utilizzo queste pagine per entrare nel merito della discussione su Romilia se non per affermare che allo stato degli atti la Provincia di Bologna ha giudicato incompatibile il progetto nel contesto del territorio di Medicina; naturalmente tutti i pareri sono legittimi e ogni atto è stato assunto nella piena correttezza istituzionale. Detto questo l’episodio di sabato, maltempo e concomitanza con altri eventi cittadini, ha messo ancora una volta in luce le carenze del nostro storico e amato stadio. La B, che tutti ci auguriamo di abbandonare presto, ha attenuato l’impatto ma basta ricordare le partite dello scorso anno con Juve e in parte Napoli per far tornare di grande attualità ed emergenza la situazione logistica attuale. Per togliere molte fantasie dal dibattito in corso, occorre rilevare che ogni idea di nuovo stadio decentrato deve trovare il consenso della proprietà del Bologna che ha rimodulato con il comune di Bologna un contratto che gli garantisce l’utilizzo del Dall’Ara per altri vent’anni. Nel momento in cui si superasse questo ostacolo la comunità dovrebbe occuparsi seriamente dell’utilizzo del dall’Ara senza calcio di A con altre società calcistiche, altri sport, eventi diversi.
E’ certo che se in prospettiva si spera di avere ancora gli stadi con il pubblico, una volta uscite le generazioni che sono nate senza la televisione, occorre dare un luogo accogliente e banalmente “coperto” in ogni ordine di posti. Questo non può avvenire sperando di coprire il Dall’Ara perché anche se oggi la tecnologia potrebbe superare le resistenze della sovrintendenza l’amministrazione pubblica non ha i mezzi per farlo e il privato, oggi rappresentato da Cazzola e Menarini, è già molto se compra e paga giocatori.
Quindi? Per ora acqua a volontà quando capita, utilissima per i campi meno per le ossa dei tifosi.
Forza Bologna! Bologna, 10 ottobre 2007 maurizio cevenini
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