De Gregori, Venditti e l’ultima festa
Data: Lunedì, 20 agosto alle 18:54:44
Argomento: Tribuna


Eccoci qua, di ritorno dalle vacanze (le mie come sempre rigorosamente bolognesi) ad affrontare i problemi della ripresa come sempre irta d’incognite e cattivi pensieri. La politica non ha staccato come tradizione ed il silenzio legislativo ha lasciato grande spazio alle parole in libertà. Settembre poi verrà ma senza sole…

metafora della vita di una lontana canzone, annuncia la resa dei conti per un governo debole nei numeri e minacciato più dagli alleati che dagli avversari presi da un dopo Berlusconi che non arriverà. E quasi a voler sottrarre la scena alla nascita di un nuovo partito la cosiddetta sinistra estrema sta organizzando una mega manifestazione che, nonostante le smentite, è contro il governo amico.

Ma il primato delle cronache estive lo ha preso il nostro amato Partito Democratico che invece di occuparsi del sostegno al governo, della valorizzazione delle tante iniziative positive messe in campo, della sintesi del voluminoso programma elettorale, ha pensato bene di dare, attraverso i massimi dirigenti dei due partiti fondatori, una raffigurazione del percorso verso le primarie del 14 ottobre deprimente e lontana dalle esigenze di aggregazione. Il tutto a partire dalla volontà più volte esplicitata di far vincere Veltroni con una percentuale bassa e questa è la cosa che più mi fa imbestialire. Tutti sanno che il sindaco di Roma, da tempo evocato come l’uomo di confine, del dialogo, unico a poter attrarre voti dei tanti italiani incerti che si spostano da una elezione all’altra, è stato chiamato perché non ci si accontentava di un traghettatore ma si voleva un segretario forte ed autorevole. E’ bastato un giorno, il bel intervento al Lingotto ed è iniziata la ricerca disperata del candidato alternativo, possibilmente diessino, magari Bersani; fallito questo tentativo la caccia è proseguita ed ecco oltre ai due o tre che non conosco, Bindi e Letta. Fino ad ora i candidati alternativi, Veltroni era in ferie, hanno finalizzato ogni intervento nella ricerca dei difetti del loro avversario per conquistare qualche voto di scontentezza. E’ questo lo spirito delle primarie? Ma non scherziamo. Io ho vissuto la prima esperienza artigianale a Bologna  e l’unica cosa buona che ricordo di quel periodo è stato il tentativo di non demonizzare il concorrente perché l’avversario è dall’altra parte della barricata. Le primarie hanno un senso se vanno in tanti a votare e se colui che dovrà guidare una fase delicata avrà una valanga di voti. Ecco perché spero che queste ultime settimane servano per far prevalere quel termine che si vuol togliere alle nostre innocue feste, unità. Non l’evocazione del nome del giornale dei comunisti ma l’ambizioso traguardo che la sinistra in Italia non ha mai raggiunto.

Sto scrivendo e la radio che mi accompagna m’informa che De Gregori sta con la Bindi, ma Venditti con Veltroni; in attesa del pronunciamento di Morandi, Dalla e altri fatevi un giro alla Festa dell’Unità e chiedete a chi è dietro ai banchi come la pensa. Sarà utile ed istruttivo.

 

22 agosto 2007                                                                         Maurizio Cevenini







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