Cosa succede a Bologna?
Data: Venerdì, 11 maggio alle 19:42:29
Argomento: Tribuna


A volte quando non si riesce a definire meglio uno stato di disagio, malessere, complessiva insicurezza, si dice: tira una brutta aria. Negli ultimi mesi Bologna è diventata crocevia di piccole o grandi attenzioni da parte di sedicenti gruppi comunisti combattenti che scrivono lettere, svolgono (se sono gli stessi) azioni dimostrative fortunatamente solo contro sedi o cose, in assenza di persone.

 Il Procuratore della Repubblica, grande esperto di terrorismo per averlo vissuto in prima persona negli anni caldi, minimizza la portata delle organizzazioni o singoli che agiscono in città, ma ammette che queste azioni contribuiscono a creare un clima di preoccupazione che può portare sconforto tra i cittadini e allontanarli dai luoghi di aggregazione. A questo vanno aggiunti i piccoli o grandi luoghi del degrado, Piazza Verdi e non solo, e la criminalità “generica” che continua ad agire nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. Bologna è da tempo identica alle altre città medio grandi del Paese e deve confrontarsi con i disagi che la popolazione universitaria, fonte di ricchezza di tanti bolognesi, comporta e, se pur non assimilabile, la penetrazione di presenze straniere che faticano ad integrarsi. In questo quadro colgo, leggendo con qualche distacco e con occhio critico, le cronache dei sei, dato forse unico nel panorama nazionale, giornali che parlano quotidianamente di Bologna, un accanimento quasi maniacale nel sottolineare le situazioni di disagio e degrado minimizzando i segnali positivi.

Ho assistito nei giorni scorsi alla presentazione dei dati della Camera di commercio relativi allo stato dell’economia nella nostra Provincia. La ricerca meticolosa e a mio avviso ben fatta metteva in evidenza l’incrocio dei dati squisitamente economici legati alla produzione industriale, con i parametri di valutazione sui servizi e sulla condizione sociale della popolazione. Bologna, nel panorama nazionale, mantiene saldamente una posizione invidiabile rispetto ad altre città leader, Milano per il dato squisitamente produttivo, Bolzano per il grado di vivibilità.

Enfatizzare questi dati sarebbe sbagliato, soprattutto da parte di rappresentati istituzionali, ma darne una informazione parziale, per non dire marginale, mi appare ben più grave.

Bologna ha bisogno di segnali di fiducia e questo può avvenire anche attraverso notizie e messaggi che aggiungano alle disgrazie, che non vanno certo celate, il quadro complessivamente positivo di una comunità che non si rassegna al declino.

Bologna, 11 maggio 2007        Maurizio Cevenini







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