Sono passati sei mesi da quando mi sono risvegliato bruscamente,
interrompendo i miei sogni. In quei giorni sognavo anche ad occhi
aperti: io ero candidato a sindaco della mia città, pensate. In pista
per le primarie del centrosinistra e pronto a vincerle, se gli elettori
me lo avessero concesso. E pronto a fare il primo cittadino di Bologna
con orgoglio, passione, determinazione.
Ripensandoci adesso mi sembra un
film. Fotogramma per fotogramma ripercorro quelle immagini, da
spettatore. Non c’è un maxi-schermo e nemmeno le poltroncine, nessuno a
portare i pop-corn o la bibita, ma davanti ai miei occhi è tutto molto
nitido. Quante cose sono successe! E non voglio giudicarle: belle o
brutte sono accadute, perché si vede che quello era il copione, la
sceneggiatura. Sei mesi sono volati via veloci, ma io non ho smesso di
sognare. Ho solo cambiato la pellicola da proiettare, per restare in
tema.
Adesso sono capolista del Partito Democratico alle comunali del 15 e 16
maggio. Magari girando per la città vi sarete accorti dei miei poster
elettorali. C’è la mia faccia, il nome e uno slogan: “Bologna c’è”. Mi
sembrava il modo migliore per ribadire, ancora una volta, l’amore che
provo per la nostra città. E per farvi capire che dobbiamo lavorare
insieme. Bologna c’è se ci siamo tutti: chi sotto le Torri è nato e chi
ci è arrivato, per studio o per lavoro; chi sta imparando a stare in
piedi e chi per camminare ha bisogno della “zanetta”; gli uomini e le
donne che ogni giorno portano i figli al nido o alla materna, vanno a
lavorare usando la bici, l’autobus o la macchina, accudiscono un parente
anziano, fanno una visita medica e sognano che tutto funzioni ancora
meglio. Tutti uniti dall’orgoglio di vivere in questa città e di poterla
migliorare. Con questo bellissimo sogno ho deciso, per la prima volta,
di dare la possibilità a chi mi vuole votare di scrivere sulla scheda il
soprannome con il quale sono più conosciuto: “Cev”.
A te, amico o amica, compagno e compagna di una vita; a te, che sei mesi
fa sognavi con me e bruscamente ti sei risvegliato; a te che mi volevi
sindaco di Bologna, chiedo quindi di scrivere sulla scheda elettorale
semplicemente “CEV”.
Maurizio Cevenini