Dal 7° piano vedo San Luca
Data: Venerdì, 21 maggio alle 23:45:32
Argomento: Tribuna


Finalmente insediati, inizia questa esperienza di consigliere regionale.
Ho avuto un incarico importante e delicato all’interno dell’ufficio di presidenza, organo chiamato a sovrintendere le attività della assemblea legislativa. “Relazione esterne e promozione della cittadinanza attiva” la delega principale che il presidente Richetti mi ha affidato e che voglio svolgere al meglio cercando di avvicinare a questa istituzione strategica (basti pensare al federalismo) i cittadini della regione.

Questo avverrà con un occhio attento al mondo della scuola ma anche confrontandomi con le tante associazioni attive sul territorio. Non solo Bologna ovviamente ma, coinvolgendo gli eletti delle altre province, mi avvicinerò ad una realtà più vasta. In questi cinque anni ci attende una sfida straordinaria ed avremo occhi attenti non solo dei cittadini ma delle organizzazioni imprenditoriali e dei lavoratori che richiederanno provvedimenti all’altezza della gravissima crisi che attraversa il Paese.

Il lavoro al centro del nostro impegno e l’immenso universo della salute che passa dalle cure primarie all’assistenza, alla rete dei servizi che, seppur di alta qualità, necessità di manutenzione. Il mio ufficio, al settimo ed ultimo piano della torre dell’assemblea, ha una splendida vista su Bologna, ovviamente si vede San Luca.

Questa è la premessa per spiegare su questo giornale, sul quale scrivo da molti anni, perché ho chiesto pubblicamente nei giorni scorsi di smetterla di parlare di me in corsa per la candidatura a Sindaco. Ho un incarico di rilievo conquistato a suon di preferenze che devo assolvere e mi disturba sentire che volendo potrei alzare la mano (per la terza volta…) candidandomi al “concorso-primarie”. Non è serio, soprattutto se si mescola il mio nome a nostalgici inviti a Guazzaloca, ad autorevoli esponenti del PD e non, o per arrivare addirittura alla Cancellieri (evocata da autorevoli editorialisti nazionali) che trae la sua forza, oltre dalle innegabili qualità, nel messaggio inviato alla città dal suo arrivo di voler essere amministratore straordinario in attesa del legittimo o legittima eletto/a dal popolo. Aggiungo  agli affezionati lettori, nonché elettori un dato che dovrebbe essere scontato, ma che non è ovvio nella valutazione diffusa, che non è sufficiente la popolarità per candidarsi a sindaco. Occorrono altri elementi relazionali che coinvolgono l’intero tessuto di una città, veri e propri mondi, a volte disarticolati tra loro, che investono il campo del lavoro, dell’impresa, dei saperi. Credo che questo sia il punto vero da cui partire, assieme ai programmi ovviamente, anche se va ricordato ai distratti che meno di un anno fa ne abbiamo presentato uno con il quale abbiamo vinto le elezioni, per delineare il profilo giusto per un candidato del centro sinistra che sappia conquistare la fiducia dei singoli ma anche di tante sensibilità che si manifestano oltre i partiti nelle aggregazioni di cui parlavo prima che costituiscono da sempre l’ossatura di una città ambiziosa ma piena di contraddizioni come Bologna.

La civicità in sé è una foglia di fico; civico è colui che riesce ad attrarre consensi in modo trasversale e diffuso toccando la sensibilità di elettori che, anche alle ultime elezioni, hanno dimostrato di essere in continuo movimento. Dopo il congresso del PD ci sarà tempo per definire i criteri e giungere alla proposta migliore; ovviamente il consigliere regionale Cevenini ci sarà, assieme a tanti altri, per dare un contributo senza alcun interesse personale come ammoniva saggiamente monsignor Vecchi nei giorni scorsi.


Bologna 19 maggio 2010                       Maurizio Cevenini





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