20 interruttori
Data: Mercoledì, 24 febbraio alle 09:26:11
Argomento: Tribuna


Sette mesi dopo quel 13 luglio dell’anno scorso ce ne andiamo tutti a casa. La dolorosa vicenda che ha coinvolto il sindaco Debono, ancora tutta da provare e legata a fatti esterni a Palazzo d’Accursio, interrompe un’esperienza istituzionale positiva. Parto da qui per questa periodica analisi sulle vicende bolognesi.

Deve essere chiaro a tutti, purtroppo non si informa a sufficienza, che una legge molto bella come quella dell’elezione diretta del Sindaco ha un evidente

Ora si apre un’altra storia; la candidatura come capolista del PD alle regionali mi apre nuovi e imprevedibili scenari, ma in questo momento è ancora troppo viva la delusione e l’amarezza per aver lasciato un Palazzo che amavo tanto. Non è un problema di poltrone, credetemi.

Finisco con una immagine che mi è cara: molte sere ero l’ultimo a lasciare il Palazzo; gli ingressi di rappresentanza erano già chiusi da tempo e dovevo uscire seguendo un percorso tortuoso che molti cittadini non hanno mai frequentato. I corridoi stretti delle “guardie” quando si difendeva il Palazzo del cardinal legato, che ora sono sede dei gruppi consiliari. Spente le luci del mio ufficio, chiusa la porta scendendo verso l’uscita spegnevo, ad uno ad uno, i venti interruttori che incontravo nel breve percorso. Una abitudine che mi aveva trasmesso Gianni Sofri, mio predecessore. All’uscita un saluto ai vigili e via, sempre uguale come tutte le sere.

Il mercoledi 17, giorno delle ceneri l’ultima volta chiedendomi ancora una volta il perché.







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