DOPO 40 ANNI I METALMECCANICI A PALAZZO
Data: Sabato, 05 dicembre alle 00:26:29
Argomento: Tribuna


Nella mia vita politica ne ho già viste tante. Ero un ragazzo alle prime armi quando la nostra città fu sventrata nella sua coscienza dalla strage del 2 agosto. Ricordo le bare ai funerali, la mano di Pertini sulle spalle del sindaco Zangheri. Ricordo i momenti lieti: le vittorie del Bologna, nel mio album personale ci sta anche uno scudetto.

L'ultimo, purtroppo.

Non sono uno che si emoziona facilmente. Eppure, quando alcuni lunedì fa tanti operai metalmeccanici hanno salito le scale di Palazzo d'Accursio ho fatto fatica a trattenere il groppo in gola.

Il Comune è il cuore della democrazia. È il centro della vita civile della nostra città. Palazzo d'Accursio è bellissimo, ma non è un museo. È appunto la casa dei bolognesi. Ne siamo talmente convinti che non più tardi di un mese fa abbiamo aperto le porte della sala del Consiglio a una delegazioni di operai. Erano forse 500, provenivamo da tutte le fabbriche della nostra provincia. Fabbriche colpite da una grave crisi, con gente che rischia di perdere il posto e, visto che i capelli sono sempre più bianchi, farà tanta fatica a trovarne un altro.

Fare politica, per me, vuol dire anche questo. Guardare negli occhi e rendersi conto che in ogni persona c'è una storia. Una storia difficile a cui la buona politica deve dare risposta.

Era dal 1969, l'anno dell'autunno caldo, che un sindaco di Bologna non incontrava tanti operai a Palazzo d'Accursio. Quarant'anni fa fu Guido Fanti, questa volta è toccato a Flavio Delbono. Due persone per bene, due riformisti.

La differenza, però, non è da poco: nel 1969 si lottava per andare avanti, Giacomo Brodolini aveva appena fatto approvare lo Statuto dei lavoratori, si parlava di meno ore di lavoro e più diritti, di aumenti salariali a parità di prestazioni. Oggi, invece, si lotta per non andare indietro. Siamo in trincea: la crisi avanza, morde ai polpacci la vita stessa delle persone.

E così, tocca alla politica riprendersi un ruolo da protagonista. E dimostrare che siamo capaci di dare le risposte alle persone.

Per questo sono certo che Bologna abbia dato una grande dimostrazione di democrazia sociale nell'aprire le porte di Palazzo d'Accursio alle diverse delegazioni di lavoratori e di persone in difficoltà che in questi mesi hanno, con grande civiltà, chiesto di raccontare le proprie ansie in quello che è il cuore della città. Per questo ho accettato anche la polemica con i loro rappresentanti quando volevano un consiglio straordinario sulla democrazia sindacale per il contratto separato di cisl e uil. E’ un tema di grande rilevanza politica, ma ho detto no al consiglio. Credo di aver fatto bene invece a fare intervenire tutti, compresi i sindacati in un dibattito sulla crisi che ovviamente ha parlato anche di democrazia sindacale.

Maurizio Cevenini

Presidente del Consiglio comunale







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