Con Bersani (articolo per tribuna)
Data: Domenica, 13 settembre alle 22:57:40
Argomento: Tribuna


Entro poco più di un mese il Partito Democratico avrà un segretario, potrebbe essere il terzo se, come auspico, vincerà Pierluigi Bersani. Un partito nato il 14 ottobre 2007 che nella percezione diffusa tra gli italiani ha i connotati del vecchio.

 Alle elezioni del 2008 pur raggiungendo un risultato straordinario se raffrontato ai tempi di vita, ha segnato il suo declino. Veltroni, primo segretario, è stato logorato da lotte intestine e dalle sue caratteristiche non idonee ad un ruolo così particolare esattamente come avvenne nella sua precedente esperienza da segretario dei Ds. Probabilmente la sua esperienza migliore è stata quella amministrativa e con il senno di poi, avrebbe potuto concluderla evitando l’errore della candidatura di ritorno di Rutelli.

Lo ha sostituito Franceschini che ha ottenuto di compattare il partito in vista delle europee sulla dichiarazione di voler essere un segretario di transizione; poi, come purtroppo avviene spesso in politica, questo suo proposito è stato smentito e ora lo troviamo a correre nuovamente per la segreteria, assieme a Bersani e a Marino che si candida segretario sulla base di uno slogan. Questo giornale nel poco spazio a disposizione non permette analisi approfondite ed è per questo che la sintesi a volte può rendere più chiaro il proprio pensiero. La mia scelta di schierarmi con Bersani, e per il regionale con Bonaccini, parte dall’idea che se esiste ancora una speranza di rilancio del Partito Democratico, questa possa essere nelle mani di uomini di questa nostra terra che hanno sviluppato una forte esperienza amministrativa (che non vuol dire saper far di calcolo) ma essere a contatto con la gente nei momenti più delicati della vita quotidiana. Voglio spiegarmi ancora meglio. Parlare nei circoli, nelle riunione "comandate" nelle feste dell’Unità e in tanti altri appuntamenti è importante ma la gran parte delle persone è fuori dai nostri tradizionali perimetri. Nella mia modesta esperienza locale lo tocco con mano ogni giorno ed allora credo che gli schemi vadano radicalmente cambiati. Un partito nuovo è quello che si consolida attorno al buon governo nelle amministrazioni e negli spazi diversi di aggregazione dei cittadini. Noi tutti abbiamo sbagliato, non tanto nella vocazione maggioritaria che continua ad avere un senso, ma nel pensare che gli uomini e le donne si avvicinassero perché eravamo belli ed altro rispetto a Berlusconi. Troppo facile, non funziona così ed infatti da elettori ci hanno punito severamente. Occorre ripartire con una riduzione delle pletoriche assemblee di dirigenti che non contano e muoversi in mare aperto accettando la sfida ad ogni livello, partendo da scelte dure e impegnative come l’imposizione locale dei nostri rappresentanti in Parlamento. Ci chiediamo ogni tanto perché mai i leghisti abbiano come candidati a Roma ladrona (che poi non disdegnano assolutamente) gli amministratori locali più rappresentativi e riconosciuti sul territorio?

Ultima avvertenza: le primarie sono serie e credibili se chi corre rispetta e fa rispettare ai suoi l’esito finale della competizione, parola di intenditore….

Maurizio Cevenini







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