Maurizio Cevenini - il Resto del Carlino - Bologna

RIDENDO e scherzando, pare Filuzzi a dettare la linea al Pd. Lunedì sera al circolo Arci Benassi, il salone dei balli stipato da settecento persone, età media alta, pochi i ragazzi. Hanno mollato il Grande fratello per essere qui alla festa del Cev, Maurizio Cevenini arrivato secondo alle primarie. "Sborone - lo coccola il romagnolo Giuseppe Giacobazzi -. Ma come, festeggi anche se non hai vinto?".

Serata in allegria con Fausto Carpani, i burattimi bolognesi e gli attori in dialetto. Eppure serata politica, bagno di folla e popolarità per un abbronzatissimo Flavio Delbono, candidato sindaco del Pd, ospite con il segretario provinciale Andrea De Maria. In sala Aldo Bacchiocchi e il segretario della Cisl, Alessandro Alberani.

UNA BELLA differenza, tra "tu Ceve" e "lei Flavio" di Giacobazzi. Con Riccardo Pazzaglia che fa parlare Sganapino così: "E chi sa mai che non esca anche il burattino di Cevenini, dopo quello di Cofferati". E in sala tanti ammettono: "Chi vorrei sindaco? Cevenini". Delbono è oscurato. Applausi senza trasporto, come l’altra volta - sempre qui - con Pierluigi Bersani, il briscolone che lo raccomandava. Il candidato, dal palco, incorona il suo vicesindaco: "Maurizio è stato un valore aggiunto delle primarie. Ha portato calore, lealtà e simpatia. E’ stato, è e sarà una risorsa importantissima per vincere e governare questa città". Poi Delbono attacca senza fare nomi: "C'è chi dice di aver raccolto 25mila firme. Facciamo qualche telefonata a caso per vedere se sono tutti vivi o bolognesi". Consapevole che "sarà una campagna elettorale dura, anche perché gli altri candidati avranno più risorse economiche. Sarà un po' imbarazzante per loro dire che vogliono bene a Bologna quando da anni ne parlano male e la descrivono come degradata, sporca e declinata. Non bisogna ignorare i problemi ma partire da un atto d'amore per la città". Amore, parola fino ad oggi poco pronunciata dal Pd cofferatiano. Delbono non parla del programma ma scherza: "Prenderò Giacobazzi come consulente". Appello finale: "Ce la metteremo tutta. Perdonateci quando sbaglieremo".

GIORGIO PRODI, figlio di Romano, non vede il Cev come stampella per Delbono. "Hanno storie e caratteristiche completamente diverse - ragiona -. Cevenini vicesindaco? Può fare tante cose. Lo vedrei bene come sindaco, come vicesindaco, come assessore...". Ciccio, l’oste, tifa: "Maurizio sindaco". Poi si rassegna: "Lui e Delbono, insieme, possono fare qualcosa per avvicinare i giovani alla politica. Ce ne sono pochi, qui, stasera". Uno è Luca Poli, 23 anni, simpatizzante del Pd. "Se Alfredo Cazzala può vincere? No, ma otterrà comunque un buon risultato. Delbono spento? Anche Prodi, ma contano le idee". Ci sono soprattutto le mamme e le nonne, in sala. Quei volti che incontri sull'autobus. Hanno gli stessi golfini di Carla Astolfi, attrice dialettale, bravissima nella parte della bolognese che è. Peccato: Delbono e lo stato maggiore del Pd se ne sono già andati, quando comincia a recitare. Per loro la prova del dialetto - arma politica riscoperta dalla Lega nord- si ferma al burattinaio. Il segretario De Maria ha già annunciato: "Abbiamo un ottimo candidato sindaco ma tutto questo non potrà mai sostituire il nostro popolo. Costruiremo il programma con voi. Vado a casa più contento, stasera. La gente c’è, siamo uniti, vinceremo". Applauso. Resta la suggestione di Giacobazzi. Che tratta Cofferati da "sindaco di prima". Lo punzecchia su sgomberi dei rom e lavavetri. Attacca Cazzola - lo stadio a Medicina è come l'aeroporto di Milano a Varese" - e confida, nel quartiere Savena dei cantieri infiniti: "C’ho il magone del Civis". Risate. Infine consegna a Delbono un peso da niente: "Lei si ricordi che ha sulle spalle una responsabilità grande, dovrà rappresentare anche tutti quelli che non l'hanno appoggiata. Dovrà risollevare le sorti di Bologna. Si ricordi che il sindaco dev'essere amato dalla gente. Si deve abbassare al loro livello, non il contrario".

Rita Bartolomei