Una figuraccia
Data: Domenica, 10 dicembre alle 18:59:48
Argomento: Tribuna


Cento anni fa, il 10 dicembre 1906, un emissario del re di Svezia consegnò il Premio Nobel per la letteratura al "bolognese" Giosuè Carducci.

Il poeta già gravemente malato non avrebbe potuto affrontare il viaggio e l’accademia volle comunque celebrare una breve cerimonia, commovente e significativa indicano le note del tempo.

Domenica scorsa per iniziativa dell’ordine dei giornalisti si è svolta una simbolica cerimonia, patrocinata dalla provincia, con visita alla casa-museo e conclusione in via Broccaindosso nel cortile dove il poeta trasse ispirazione per scrivere "Piccolo pianto antico", il melograno verso cui tendeva la mano il piccolo figlio Dante morto prematuramente.

Ho preso la parola, tra la lettura di alcune poesie e la musica di Fausto Carpani, e ho cercato di non dire parole di circostanza su Bologna e i suoi abitanti.

Dobbiamo lavorare per recuperare la nostra storia, ciò che ha fatto di Bologna un luogo rispettato e amato in Italia e in Europa. Oggi purtroppo non è più così per mille motivi, molti oggettivi altri di cui siamo responsabili. Primo tra tutti quello di non fermarsi a riflettere sui luoghi e sulle persone che incontriamo e segnano la nostra vita.

E’accaduto in quel cortile, ho incontrato una donna straordinaria che ha subito un dolore profondo e cerca nell’anonimato di schivare i riflettori che la quotidianità le impongono. Mi è venuta incontro con gentilezza mi ha porto la mano e non l’ho riconosciuta.

Mentre parlavo ai presenti e anche nelle ore successive ho provato un profondo dolore e vergogna.

Avevo trascurato la persona che in tanti anni avevo sentito una sola volta al telefono in una circostanza delicata durante la quale dovevo giustificare atti di altri, con il solito realismo politico.

Ho perso l’occasione per dimostrare di essere un rappresentate di questa città sensibile ed attento.

E’ un riferimento molto intimo e personale che volutamente non voglio ricondurre alla protagonista con la quale non mi scuserò mai abbastanza.

Forse sto un po’ forzando ma credo che sia giunto il tempo in cui chi ama questa città, chi vuole riappropriarsene deve fermare la macchina frenetica che ci porta all’approssimazione sistematica.

E’ un modo per augurare buon Natale a Bologna e a chi la ama.

Maurizio Cevenini







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