Voglia di Lega
Data: Mercoledì, 23 aprile alle 17:13:53
Argomento: Tribuna


Parlare di elezioni in questi giorni è imbarazzante perché è difficoltoso scrivere qualcosa di diverso dai commentatori e studiosi che stranamente avevano chiaro l’esito…ma lo tenevano per sé.

In questo gioco sono caduto anch’io aprendo la finestra segreta ai fedelissimi del mio sito per indicare che senza un miracolo il PD, nonostante la scelta coraggiosa e a mio avviso obbligata, non avrebbe potuto vincere le elezioni. Nessuno però, e lo si visto in tutti sondaggi prima del silenzio elettorale, aveva previsto il “combinato disposto” Lega-sinistra arcobaleno che ha mandato in tilt le previsioni e ha reso netta la vittoria della destra. Se, infatti, tutti i sondaggi davano un buon risultato della Lega nessuno poneva sotto il quattro per cento la sinistra unita che veniva anche accreditata dell’otto per cento in diverse regioni. Comunque i numeri sono chiari, fin troppo, e Berlusconi ha tutti gli elementi per governare indisturbato per cinque anni; mi interessa poco oggi guardare il cielo azzurro prevedendo prossime nubi verso Roma dal nord leghista, se non altro perché i presaghi di sventura si rendono odiosi e sono nel concreto assolutamente sterili. Vedremo i primi passi del governo e con altrettanta attenzione gli italiani potranno valutare l’opposizione matura del partito democratico, in attesa della prima interessante verifica della scadenza amministrativa del prossimo anno. Seppur legittime e sacrosante le analisi sul voto, mi pare di cogliere una sorpresa eccessiva sul voto della Lega che ritorna ai dati di dodici anni fa. I leghisti sono i veri vincitori perché hanno attinto voti non solo riequilibrando i rapporti con l’alleanza dell’ultima ora An Forza Italia, ma pescando ampiamente nello scontento, e non solo, del voto di sinistra. Dopo tanti anni non può essere definito un voto di protesta perché una leva di amministratori leghisti sta governando bene diverse città del nord, ma ciò che è accaduto in Emilia Romagna evidenzia una aspettativa che il mio partito non può sottovalutare accelerando le azioni di buon governo e di rinnovamento dello stesso. Senza copiare però. Il partito democratico è nato per essere un partito nazionale e tale deve rimanere anche se le esigenze particolari dei territori devono trovare risposte diverse tra nord e sud. Oggi la priorità più della discussione tutta interna sulle future alleanze, e questo è rivolto a tutti coloro che fanno politica, è vedere azioni concrete a partire dai governi delle città, dove i cittadini vogliono che sicurezza, servizi, spazi culturali accessibili siano concreti e verificabili.

 

Bologna, 23 aprile 2008

                                    Maurizio Cevenini







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