Ripartiamo da qui
Data: Giovedì, 17 aprile alle 11:41:24
Argomento: Tribuna


Chi ha letto la parte non pubblica del mio sito, pochissimi e selezionati “eletti”, aveva letto le miei previsioni elettorali e l’attacco di questo articolo.

Ho la fortuna che per motivi calcistici e di lavoro ho relazioni con persone, politici e non, residenti in tutte le regioni d'Italia; questo mi permette di confrontarmi fuori dalle schermaglie quotidiane e ciò aiuta a fare valutazioni obiettive su singole vicende o, caso di specie, sui flussi elettorali.
Dalla Campania alla Lombardia passando da altre realtà meno complesse il risultato elettorale non era minimamente in discussione. Cresceva nelle settimane elettorali la simpatia per la corsa di Veltroni (simpatia non vuole dire voto) e contemporaneamente da destra a sinistra la concentrazione di astio nei confronti di una sinistra radicale che, anche attraverso le dichiarazioni delle ultime ore, ha confermato la completa assenza di una cultura di governo.
In questo quadro l'oggetto in discussione erano le proporzioni e su questo devo ammettere che la forbice si è allargata per la prepotente crescita della Lega che è riuscita in tutto il nord a far breccia sul malcontento ben più delle scariche urla di Beppe Grillo.
Questa è la premessa, ora occorre partire da qui, da un risultato netto che impone a Berlusconi e ai suoi di governare e al PD di condurre una opposizione rigorosa ma non irosa. Il Partito Democratico ha un merito che solo gli storici sapranno valorizzare negli anni. Ha saputo, con una scelta di coraggio, imporre all'intero sistema politico una profonda mutazione attraverso la rottura di alleanze unite solo nella carovana elettorale. Anche sul fronte opposto vi è stata una rapida mutazione che oggi porterà ad avere cinque gruppi parlamentari con tutto quello che significa, per chi ha un minimo di esperienza istituzionale, sul piano della semplificazione legislativa.
Valga per tutti la deprimente passerella delle venti dichiarazioni di voto per ogni provvedimento che fortunatamente non vedremo più.
A Veltroni va reso l'onore di aver combattuto una battaglia impossibile ed esserne uscito con la formazione di un partito riformista che ha certo bisogno di consolidarsi, ma che non si discute.
L'errore più grave sarebbe oggi aprire un processo di vecchio stampo che non avrebbe senso e disperderebbe un patrimonio prezioso di nuovi consensi.
Occorre concentrare l'impegno sul lavoro parlamentare, senza escludere accordi sulle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno, in preparazione di un importante appuntamento che attende anche la nostra città per il prossimo anno.
Grazie ai tanti giovani che hanno creduto che si potesse fare, grazie per le tante lettere di fiducia e di speranza.

Bologna 15 aprile 2008                 Maurizio Cevenini







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