C'era una volta...
Data: Giovedì, 11 ottobre alle 17:08:00
Argomento: Tribuna


Quando nel secolo scorso, cioè fino agli anni 80, si parlava del mondo del lavoro, si faceva riferimento agli operai delle fabbriche e raramente si prendeva in considerazione la platea vasta composta dal commercio, pubblico impiego, professioni.

Le battaglie sindacali, anche aspre, si concentravano nelle grandi fabbriche industriali perché era un dato riconosciuto universalmente che le scelte governative passavano attraverso la vittoria o la sconfitta dei metalmeccanici. Momenti epici, personaggi straordinari, segnarono la vita politica di  quegli anni e in pochi negli anni successivi si sono accorti che con la caduta dei muri nel mondo, cadeva anche in Italia una visione antica del mondo del lavoro. Oggi, ed è notizia di questi giorni, milioni di lavoratori sono stati chiamati a votare in un referendum l’adesione al cosiddetto patto sul welfare; i dati provvisori parlano di una partecipazione che supera il 60% degli aventi diritto e il sì si colloca tra il 70 e l’80%. Sul piano della partecipazione democratica, con il vento di antipolitica che tira, è un risultato straordinario oltre ogni aspettativa anche se seguito dalle consuete polemiche interne alla sinistra. Chi ha veramente vinto? A determinare il risultato è stata soprattutto la classe operaia di cui parlavo all’inizio, cioè coloro che fecero le battaglie di allora e che oggi si trovano nella componente maggioritaria del sindacato composta dai pensionati. L’altro dato che completa l’informazione è stato il voto tendenzialmente contrario all’accordo, ma la posizione iniziale della Fiom lo faceva prevedere, nelle fabbriche e la mancanza dei veri protagonisti dell’accordo: i giovani lavoratori precari. Personalmente considero la vittoria del sì un dato positivo per tutti le componenti anche se è un dato oggettivo la crescente insoddisfazione per il lavoro operaio e il lavoro manuale in generale, unita a un’inadeguatezza delle retribuzioni a fronte della crescita del costo della vita che mette le famiglie monoreddito  in una condizione di incertezza nella vita quotidiana. Tutto questo si è scaricato nel voto a testimonianza di un disagio che va colto e che la Finanziaria dovrebbe in qualche modo alleviare. Ora il governo, superando la litigiosità che prevalere sempre sui messaggi positivi, deve procedere spedita nel senso indicato dall’accordo e anche “l’ala sinistra” della coalizione deve prendere atto del risultato e assumersi la responsabilità di governo. Si tratta di un passo importante, non conclusivo, che apre la strada a ulteriori interventi a vantaggio dello stato sociale.

Bologna, 11 ottobre 2007         maurizio cevenini







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