Maurizio Cevenini - Un Mercato che racconta una città
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  Tribuna: Un Mercato che racconta una città
Postato il Lunedì, 07 giugno alle 00:45:13 di
 
 
  Tribuna La storia inizia quando i fruttivendoli arrivavano alle 4 del mattino e le mele e le pere erano portate sui birocci. È una storia antica, che affonda le sue radici nella stessa pancia di Bologna. Mercato delle Erbe, via Ugo Bassi, cento anni di vita.


Un simbolo della Bologna antica, una certezza per la città del futuro.

Quest’anno si festeggiano i primi cento anni di vita del Mercato delle Erbe, la storica istituzione del commercio che si incunea tra via Ugo Bassi e via Marconi, una piccola icona della storia antica della nostra città, simbolo di come Bologna è cambiata nel corso degli anni.

La conferma? Basta andare a vedere a chi, nel tempo, sono state intestate le licenze dei negozi di frutta e verdura.

Fino agli anni ’50 erano cognomi bolognesi, gente nata in centro storico, casa e bottega. Nel decennio successivo è l’ora dei “nostri contadini”. Altri bolognesi, ma nati e cresciuti nei Comuni dell’hinterland. Uomini e donne che hanno lavorato la terra e poi, con i sacrifici di anni e anni di duro lavoro, hanno potuto comperare una licenza da fruttivendolo e passare dal solleone dei campi al non meno faticoso, ma con maggiori prospettive, lavoro dietro il banco del negozio o al mercato ortofrutticolo.

Passano gli anni e le licenze passano di mano: i cognomi dei nuovi fruttivendoli parlano meridionale. Si tratta di uomini e donne arrivate dal Sud Italia per far fortuna e che scelgono uno dei mestieri più duri.

E veniamo ai giorni nostri: frutta e verdura sono sempre più campo d’azione di negozianti stranieri, pachistani, senegalesi, ecc….

Motivo di tanto turn over? La fatica che si fa ad alzarsi alle 5 del mattino per chiudere bottega alle 7 di sera, sei giorni su sei. Con i festivi che fanno lavorare il doppio il giorno prima.

Ecco qual è la storia che è passata e passa dietro i banchi del Mercato delle Erbe. Una storia di grande dignità, di grande valore morale che quest’anno festeggeremo con grande sincerità e gioia.

Una festa che deve coinvolgere tutta Bologna.

Maurizio Cevenini

 
 
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