Maurizio Cevenini - Dalla religione alla cultura di un popolo: il matrimonio civile
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  Comunicati: Dalla religione alla cultura di un popolo: il matrimonio civile
Postato il Giovedì, 13 maggio alle 01:39:29 di
 
 
  Comunicati
"Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Insieme, per cento e cento anni ancora, quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Vi sia spazio nella vostra unità, e tra voi danzino i venti dei cieli"
(Gibran Kalil Gibram "Il Profeta")


Non sono inni sacri, né parabole religiose. Non c'è un pastore di anime in veste bianca, ne l'eco fresca e profumata della chiesa. Ma non per questo il matrimonio celebrato in Comune risulta essere meno affascinante, né meno coinvolgente e anzi, rappresenta per chi vi assiste, e per chi ne diviene protagonista, una deliziosa alternativa all'unione religiosa.
Se non bastasse la splendida scenografia offerta da Palazzo d'Accursio, l'eleganza negli arredamenti antichi e prestigiosi, la musica tratta dai brani d'amore più belli di sempre e la vista che si perde in Piazza Maggiore, poi, colui che celebra questi riti civili sa dare alla giornata un chè di unico e speciale.
Molti pensano che il matrimonio civile sia un qualcosa di freddo e distaccato, un rito formale che comporta la sigla di qualche documento, una stretta di mano e nulla di più. In realtà, Maurizio Cevenini, colui che ha celebrato più matrimoni in assoluto, e che da moltissime coppie viene ricordato con un bel sorriso, sa mescolare gli elementi in maniera tale da rendere la celebrazione indimenticabile.

Il rito ha inizio nella bellissima Sala Rossa, quella che fu chiusa per anni ma che oggi è di nuovo aperta al pubblico. Là sposi, amici e parenti assistono alla lettura dei diritti e doveri dei coniugi, alla firma della documentazione legale e a quel passaggio che li porta dalla formalità all'informalità. Mentre i raggi del sole si immergono nella polverosa atmosfera tipica dei palazzi storici, il Cev si lascia andare alla festosità dell'occasione, propone brani musicali dolci mentre sposi e testimoni firmano e, a procedura conclusa, delizia il pubblico con una bellissima poesia, tratta da "Il Profeta" del grande Gibran Kalil Gibran che, a differenza della visione religiosa dell'unione, propone un punto di vista più democratico e moderno dei ruoli nella coppia.
Amatevi ma non mischiatevi, siate voi stessi, ma non troppo vicini, "poichè il tempio ha colonne distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro".

E dopo questo momento romantico, dopo queste splendide parole lette con sentimento e solennità, di nuovo i toni cambiano e l'atmosfera si fa leggera. Ricordando l'importanza che Palazzo d'Accursio ha sempre avuto nella storia, il Cev conduce i suoi ospiti nella sala del consiglio comunale, raccontando chi è seduto al posto di quale partito, scatenando l'ilarità di tutti e concedendo agli sposi una fotografia unica e speciale. Speciale almeno quanto quella rubata dal balcone della sala rossa, con uno sfondo mozzafiato, costituito da una delle piazze più belle d'Italia.

Insomma, solennità, ma anche romanticismo e un pizzico di ilarità per una celebrazione unica, inserita in un bellissimo scenario culturale, da vedere e chissà, da provare.

Annalisa Dall'oca
 
 
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