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Repubblica — 03 aprile 2010 pagina 3 sezione: BOLOGNA
«SONO stanco di essere considerato un politico da piano bar». Stanco di essere "sindaco" solo allo stadio e "recordman" unicamente quando si parla di matrimoni. Stanco, insomma, di trainare il Pd nelle urne a forza di migliaia di preferenze per poi restare solo una "velina" della politica.
Buono per alzare l'asticella dell'affluenza, ma non per sedere a Palazzo D'Accursio. Bocciato in pagella dalla politica, e guardato con sospetto dai politicanti di mestiere o dai rivali per la poltrona di sindaco. A pochi giorni dal voto, Maurizio Cevenini si sfoga: «Se mi fossi accontentato dei voti che mi garantiva il Pd nei circoli che mi ha assegnato non sarei nemmeno stato eletto». D'ora in poi, assicura, «sappiano che farò campagna elettorale ovunque». Il Cev ha perso la pazienza? «Un po' sì, devo ammettere. Chiedo più rispetto a questo partito. Sappiano quelli che danno giudizi sulla "leggerezza" di Cevenini, che Cevenini d'ora in poi reagirà. Non resterò zitto». Mi scusi, ma con chi ce l'ha esattamente? «Ce l'ho con tutto quello che ho letto sui giornali in questi giorni. Coi politologie coi vari ex della politica che mi trattano come un "fenomeno atipico". I giudizi, quando si danno, pesano. Per questo ho detto a chi spara dichiarazioni tranchant su di me di cominciare a contarsi, prima di parlare. Mi irrita che ci sia gente che ha votato per me che mi scrive su Facebook chiedendomi perché legge che io sarei "leggero". Oppure che ci siano persone che mi chiedono perché non ho fatto campagna elettorale nel loro quartiere. La risposta è: perché secondo il Pd non potevo». Vuol dire perché il partito le ha assegnato per raccogliere preferenze solo tre quartieri del centro, oltre a Sasso Marconi e Casalecchio in provincia. «Esatto. Ma io ho fatto delle verifiche e le pubblicherò su internet. A Sasso ho preso 400 voti, e a Casalecchio 1300. Non so ancora quante nei quartieri in città. Ringrazio tutti quelli che mi hanno votato, ma con questi numeri non sarei stato eletto. Per questo dico che le 19 mila preferenze che ho preso sono tutte mie. Non del partito. Il sistema dell'assegnazione dei circoli non funziona: è un fatto di strategia politica. Se un partito ha persone di qualità, e noi ne avevamo nove, bisogna permettere loro di girare ovunque per farsi conoscere». Forse chi la accusa di essere "leggero" sono gli stessi che temono che lei si candidi a sindaco e sbaragli la concorrenza. «No, figuriamoci... Diciamo così». E' ironico? «Ripeto: no, figuriamoci». Lei può candidarsi lo stesso. Lo farà? «Per ora lo escludo. Mi sono candidato alle regionali perché me lo ha chiesto il segretario regionale Stefano Bonaccini. E per adesso sono concentrato sul mio ruolo di consigliere regionale. Poi, per fare il sindaco serve anche il consenso delle associazioni, delle categorie economiche. E non si sa nemmeno quando si vota. Io temo ormai l'anno prossimo». Al congresso però dirà la sua. «Certo. Dirò che non sono io a essere leggero, ma altri ad essere "pesanti". Ho letto persino che io sarei buono solo per "scaldare i cuori". Perché, scaldare i cuori fa schifo? Mi piacerebbe che qualcuno dicesse invece che io da solo ho avuto più voti di tutta l'Udc. Perché nessuno lo dice?». Anche i grillini sono considerati più "immagine" che "sostanza". «Certo, Grillo fa gli spettacoli. Però ora viene studiato. Il Pd non deve sottovalutare il fatto che oggi la politica è cambiata. La stagione in cui bastava dire alle sezioni di votare una persona e loro lo facevano si è chiusa per sempre. Ma la lezione di queste regionali va ricordata. Il Pd faccia correre allo stremo i suoi candidati. Ognuno per avere un voto in più». Ora parla da segretario. Non è che ci sta pensando? «No, su questo tranquillizzo tutti. Non saprei fare il segretario. E prometto anche che non esisteranno maii "ceveniniani". Ma Cevenini raccoglierà voti ovunque, questo è certo». - SILVIA BIGNAMI
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