Ho richiamato i riservisti al bar Ciccio e ci siamo dati da fare mobilitando una enorme massa di elettori che va ben al di là del partito». Il partito non l'ha aiutata granché: come terreno di caccia le ha riservato i quartieri del centro destra.
Una partenza difficile, col freno a mano... «Devo questa elezione a tanta gente che ha lavorato per me e che in gran parte non conosco. Nessun dirigente di partito ha fatto campagna per il sottoscritto. Sono venuti la Finocchiaro e Franceschini e non li ho neanche visti. Però va bene così. Mi piace questo ruolo di guastatore nel campo avversario, sono un esploratore io».
Lei non ha chiesto niente, ma rispetto, quello sì... «Senza intenti polemici. Quando chiedo rispetto è per un metodo di fare politica che significa stare con la gente e ascoltare i problemi che ti comunica. C'era pieno di politologi che dicevano: 'Sì, Cevenini è simpatico, ma la politica è un'altra cosa'.
Io penso di aver introdotto con stile una metodologia che non deve essere derisa o snobbata come effimera. Quando ho detto che mi sono fatto 50 bar, intendevo spiegare che fare colazione tra la gente alle otto significa anche ascoltare quelli che ti raccontano i problemi. Anche questo è un modo di fare politica».
È così che si conquistano i voti? «Non solo. Io dico sempre che la campagna elettorale comincia dopo il voto. Adesso riparto e visiterò i circoli, le associazioni... Sa quanti inviti ho dovuto declinare per mancanza di tempo prima del 28? Sono in campagna elettorale da un anno e mezzo». Una bella fatica. Però si consolida il rapporto con l'elettore, mentre i suoi concorrenti si fanno vedere solo un mese prima delle urne. «Una fatica sì. Sono sfinito, mi creda, ma vado avanti consapevole del seguito che ho. Da solo ho preso più preferenze dei voti di un partito come l'Udc».
Una fetta ben oltre il 4%: possibile che tutto questo non sia già una candidatura a palazzo d'Accursio? «So di non darle molta soddisfazione nel dirle che il consenso non è l'unico metodo d'individuazione di un candidato. E poi nonè all'ordine del giorno. Intanto, quest'anno, in Consiglio regionale, noi bolognesi, abbiamo una grande responsabilità verso una città senza sindaco che deve far valere le sue ragioni politiche».
Non vorrà far credere che l'uomo più votato e più popolare del Pd bolognese si chiama completamente fuori dai giochi? «Fin dall'inizio ho sempre detto che né io né i miei sostenitori rappresenteremo mai una corrente in seno al partito. Non esistono e non esisteranno i ceveniniani, ma solo una risorsa del Pd. Dirò di più: negli sviluppi dell'elezione del nuovo segretario io non appoggerò che una candidatura unitaria. Non ne voglio sapere di contrapposizioni né schiererò le mie truppe per questo o quell'altro».
In Consiglio regionale accetterà incarichi istituzionali col rischio di essere 'parcheggiato' in viale Moro e quindi tolto dai giochi in Comune? «È prematuro tutto questo. Adesso devo studiare come funziona l'assemblea. Devo studiare...»