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Tribuna: passate dal notaio
Postato il Mercoledì, 13 febbraio alle 18:02:36 di |
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Ore febbrile per gli schieramenti politici in vista delle elezioni. Incontri pubblici e segreti si accavallano per costruire la proposta migliore per vincere le elezioni o per posizionarsi ritagliandosi un ruolo per la sopravvivenza.
Tutto parte dalla scelta coraggiosa, anche Berlusconi faticherebbe a trovare un altro aggettivo, del partito Democratico che ha deciso di correre da solo anche in presenza di una legge elettorale che premia le grandi ammucchiate. Questo ha “costretto” l’accoppiata Berlusconi-Fini ad una unione indispensabile per competere con il PD che altrimenti sarebbe diventato, lo dicono tutti i sondaggi, il primo partito italiano; in conseguenza di ciò il capo dello Stato, senza un vincitore certo, avrebbe affidato a Veltroni l’incarico per formare il governo. Tutti gli altri, più o meno piccoli satelliti, ruotano attorno a questa scelta di fondo e cercano di imbarcarsi sui due carri principali per non soccombere. Mentre scrivo non si è ancora sciolto il vero dramma che coinvolge Casini e il suo partito. Correre da solo ma collegato a Berlusconi è impedito dallo stesso Berlusconi ma soprattutto da Fini che ha immolato all’obiettivo supremo il suo Partito che freme nelle sue appendici locali. Quindi per Casini, al pari di Storace, vale la stessa regola degli altri: sciogliersi temporaneamente nel listone o correre soli con tutti i rischi legati al superamento dei quorum, alti in particolare per il senato. La Lega per la sua peculiarità locale otterrà il massimo risultato concentrandosi sulle regioni del Nord con i vantaggi del collegamento elettorale. Sull’altro fronte, dato quasi per certo il collegamento con il solo Di Pietro, niente da fare per radicali e socialisti. Tra i due grandi blocchi la “cosa rossa” radunata in tutta fretta e “la rosa bianca”. Ancora grande confusione sotto il cielo ma qualcosa si muove. Certamente molti cadranno sotto il voto elettorale altri rinasceranno il giorno dopo le elezioni.
Se infatti è certo che non rivedremo comunque DS e Margherita sciolti definitivamente da un lungo processo democratico che ha portato al PD, che ne sarà di Mastella, Dini, Rotondi, per non parlare dello stesso Fini in caso di sconfitta elettorale? Non sono un indovino per assicurare che una volta portati a casi deputati e senatori per merito di Berlusconi, i “piccoli” si riapproprieranno della loro visibilità.
Ci vorrebbe un notaio, ma basterebbe un giurì di cittadini elettori, davanti al quale tutti gli eletti sotto una bandiera si impegnano ad uscire immediatamente dal parlamento qualora non concordassero con le scelte di governo o di opposizione. Se il mio PD lo facesse ne sarei fiero, gli altri so già che non lo faranno.
Bologna 13 febbraio 2008 Maurizio Cevenini
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